C’è una buona notizia per il mercato obbligazionario all’indomani dell’insediamento di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti. I rendimenti americani sono scesi ai minimi da inizio mese e anno. Il Treasury a 10 anni offre il 4,57% mentre scriviamo, giù dal 4,80% a cui era arrivato all’inizio della settimana scorsa. In calo anche le quotazioni petrolifere: WTI sotto 75,75 e Brent sotto 79,20 dollari al barile. Il secondo aveva superato gli 80 dollari nelle sedute precedenti.
Svolta sull’energia
Ieri, nel suo discorso dopo il giuramento Trump ha rievocato il motto tanto caro al mondo repubblicano “drill, baby, drill” con riferimento alla sua politica energetica.
E questo sta contribuendo a ridurre gli stessi rendimenti americani, oltre che europei. I prezzi delle materie prime impattano sulle aspettative d’inflazione. Se il mercato nota che vi sarebbero le condizioni per un loro ripiegamento, pretende rendimenti più bassi dalle obbligazioni. Viceversa, quando teme che i prezzi delle “commodities” salgano.
Tema dazi
Nello specifico c’è anche la mancata ostentazione di Trump circa l’imposizione di dazi nell’immediato sulle merci estere. Il presidente ha minacciato subito dopo la cerimonia d’insediamento tariffe al 25% per Canada e Messico dall’1 febbraio. Probabile che si tratti di una tattica negoziale per ottenere ciò che più gli sta a cuore sin da subito: i controlli alle frontiere. Se si mostrasse più prono alle negoziazioni con Cina ed Europa, il rischio d’inflazione per le principali economie mondiale si ridurrebbe. E questo è il motivo per cui i rendimenti americani stanno scendendo dai massimi, pur restando alti.
Rendimenti americani giù, ma ancora alti
Lo spread tra BTp e Bund è sceso nuovamente sotto 110 punti base, lo stesso livello toccato a dicembre e ai minimi dall’autunno del 2021. Il calo dei rendimenti americani abbassa la pressione sui bond europei e denota minori timori degli investitori circa le future mosse della Federal Reserve. La tensione si è un po’ abbassata, tant’è che per gli Stati Uniti adesso si scontano due tagli dei tassi di interesse dello 0,25% ciascuno per quest’anno. Si era arrivati a prevederne soltanto uno. Ma saranno i primi passi concreti della nuova amministrazione a mutare le aspettative del mercato nell’una o nell’altra direzione.