Canone RAI: imposta o corrispettivo? Ecco la sentenza che chiarisce tutto

Il canone Rai riflette l'equilibrio tra servizio pubblico radiotelevisivo e sostenibilità della spesa pubblica. E' un'imposta o corrispettivo?
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canone Rai
Foto © Pixabay

Il canone Rai rappresenta una delle imposte più discusse e mal sopportate dai contribuenti italiani. Tuttavia, a differenza di quanto spesso percepito, esso non costituisce un corrispettivo destinato a coprire integralmente i costi di gestione del servizio pubblico radiotelevisivo.

Questo principio è stato ribadito di recente dal Consiglio di Stato, che ha emesso una sentenza chiarificatrice sul ruolo e la natura di tale imposta.

La sentenza del Consiglio di Stato sul canone Rai: una posizione netta

Con una decisione pubblicata nei giorni scorsi, il Consiglio di Stato ha stabilito che il canone Rai è, a tutti gli effetti, un’imposta il cui importo viene stabilito dal legislatore e dal ministero competente.

L’obiettivo è garantire un servizio pubblico radiotelevisivo che rispetti standard qualitativi accettabili, ma senza gravare eccessivamente sulla spesa pubblica. In altre parole, l’importo del canone è il risultato di un equilibrio tra la necessità di fornire un servizio utile e la gestione responsabile delle risorse statali.

La pronuncia ha anche respinto le pretese avanzate dalla Rai, che auspicava una considerazione del canone come una fonte di finanziamento diretto per coprire i costi operativi annuali. Questa visione, che avrebbe trasformato l’imposta in una sorta di diritto finanziario garantito per l’azienda, è stata negata.

Il ruolo del legislatore nel definire l’imposta

Secondo quanto evidenziato nella sentenza, è compito del legislatore stabilire l’importo del canone Rai, assicurando che tale cifra sia congrua per mantenere il servizio pubblico radiotelevisivo accessibile e qualitativamente adeguato.

Questo approccio riflette una visione politica che pone al centro la sostenibilità economica e il controllo della spesa pubblica. Nonostante le richieste della Rai, dunque, il canone non può essere considerato una risorsa illimitata o una garanzia automatica per le esigenze di bilancio dell’azienda.

L’analisi critica dell’ADUC

L’Associazione Utenti e Consumatori (ADUC) ha accolto la sentenza con toni critici nei confronti della Rai.

Secondo l’associazione, questa vicenda mette in luce un atteggiamento di eccessiva ambizione da parte dell’azienda radiotelevisiva pubblica, che sembrerebbe trattare il canone come un fondo a disposizione senza vincoli.

L’ADUC sottolinea come il canone debba essere utilizzato con prudenza e trasparenza, rispettando la natura di imposta destinata al finanziamento di un servizio pubblico e non come uno strumento per alimentare spese indiscriminate.

Un cambiamento nel costo del canone Rai

Un aspetto che vale la pensa ricordare in questa sede è l’evoluzione del costo del canone Rai negli ultimi anni. Nel 2024, il legislatore ha deciso di ridurre temporaneamente l’importo da 90 euro a 70 euro, offrendo un risparmio ai contribuenti.

Questa misura, tuttavia, è rimasta valida solo per quell’anno. Dal 2025 il costo del canone è ritornato alla cifra standard di 90 euro. La decisione di abbassare temporaneamente l’importo era stata motivata dalla volontà di alleggerire il carico fiscale per le famiglie, ma il ritorno al costo originario evidenzia la necessità di bilanciare le esigenze economiche della Rai con quelle del bilancio pubblico.

Il futuro del canone Rai

La sentenza del Consiglio di Stato offre una base giuridica chiara per la gestione futura del canone Rai. Essa stabilisce limiti precisi alle richieste dell’azienda radiotelevisiva e riafferma il principio secondo cui il canone è un’imposta definita dal legislatore nell’interesse pubblico complessivo. Questo approccio potrebbe rappresentare un passo avanti verso una gestione più equilibrata e responsabile delle risorse destinate al servizio pubblico radiotelevisivo.

Allo stesso tempo, la discussione sul canone solleva interrogativi più ampi sul modello di finanziamento della Rai e sul suo ruolo nel panorama mediatico italiano. In un’epoca di trasformazioni tecnologiche e cambiamenti nelle abitudini di consumo, è lecito chiedersi se l’attuale sistema sia ancora adeguato o se sia necessario ripensarlo per rispondere meglio alle esigenze della società contemporanea.

Riassumendo

  • Il canone Rai è un’imposta destinata a garantire un servizio pubblico equilibrato e sostenibile.
  • Il Consiglio di Stato respinge l’idea del canone come diritto finanziario automatico per la Rai.
  • L’importo del canone deve essere stabilito dal legislatore per bilanciare qualità del servizio e spesa pubblica.
  • L’ADUC critica la Rai per un uso poco trasparente delle risorse finanziarie.
  • Nel 2024 il canone è stato ridotto a 70 euro annui, ma torna a 90 euro nel 2025.
  • La sentenza invita a ripensare il modello di finanziamento del servizio radiotelevisivo pubblico.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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