Una delle tasse più antipatiche, odiate e gravose per le famiglie italiane è la TARI. La tassa sui rifiuti viene versata a favore del Comune di residenza in base alla dimensione dell’abitazione e alla composizione del nucleo familiare. Adesso, però, arrivano novità che potrebbero consentire a qualche famiglia di recuperare parte di quanto pagato. In altre parole, di ottenere un rimborso sulla TARI versata negli anni, compresi gli arretrati. A tal proposito, ci scrive una nostra lettrice in cerca di chiarimenti.
“Buongiorno, mi chiamo Pamela, vivo con mio marito e due figli minorenni e paghiamo circa 350 euro di TARI all’anno. In verità l’ho sempre considerata una tassa eccessiva, ma grazie alle tre rate che ci concede il Comune, il pagamento risulta meno pesante. Lavora solo mio marito, quindi non navighiamo certo nell’oro. Ora ho sentito dire che è possibile chiedere il rimborso di parte della TARI pagata. Volevo delle spiegazioni in merito, per capire se anch’io ne ho diritto.”
Come chiedere il rimborso della TARI, sui rifiuti hai pagato in più, ecco la procedura
Il rimborso della TARI è un tema che ci viene spesso segnalato dai lettori, dal momento che circolano notizie secondo cui – essendo la tassa versata praticamente da tutti – ci sarebbe un particolare interesse dietro un potenziale recupero di quanto già pagato.
La TARI fa parte dei tributi comunali che rientrano nella IUC (Imposta Comunale Unica) accanto all’IMU (Imposta Municipale Unica) e alla TASI (Tassa sui Servizi Indivisibili). Nata con l’articolo 1, comma 639, della Legge n. 147/2013, è in vigore dal 2014 e ha sostituito le precedenti TARSU, TIA e TARES. Come tutte le tasse, la TARI va assolutamente pagata. Ma la novità è che si può chiedere un rimborso per le somme indebitamente corrisposte, a patto che il Comune abbia applicato l’IVA sulla TARI.
IVA sulla TARI illegittima, ecco perché
Qualora un Comune abbia applicato l’IVA (anche solo al 10%) sulla TARI, questa risulta illegittima, permettendo ai contribuenti di richiedere la restituzione.
La TARI è una tassa non un pagamento per un servizio ricevuto
L’elemento determinante è che il versamento della TARI non costituisce il corrispettivo di un servizio (come sarebbe il caso se si pagasse proporzionalmente ai rifiuti prodotti). In realtà, la TARI è un onere generico, stabilito in parte fissa e in parte variabile in base ai componenti del nucleo familiare e alla dimensione dell’abitazione, senza considerare i rifiuti effettivamente prodotti. Ecco perché l’applicazione dell’IVA risulta illegittima.
I Giudici più volte hanno aperto al rimborso della TARI
A confermare la natura illegittima di questa “tassa su tassa” fu la Corte di Cassazione con la sentenza n. 5078/2016, che ribadì la non ammissibilità dell’IVA sulla TARI. Anche la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 238/2009, aveva rilevato profili di incostituzionalità in situazioni analoghe.
Di conseguenza, se una famiglia si accorge di aver versato l’IVA sulla TARI (o sulle tasse precedenti, come TARSU, TIA o TARES), può chiedere la restituzione di quanto indebitamente corrisposto. Ai sensi dell’articolo 2946 del Codice Civile, il diritto alla ripetizione delle somme versate indebitamente si prescrive in 10 anni. Quindi, è possibile recuperare l’IVA pagata in più per un periodo decennale.
Come ottenere il rimborso del 10% della TARI per gli ultimi 10 anni
Alla luce di ciò, le famiglie che ritengono di aver pagato un importo indebito per la TARI maggiorata dall’IVA possono inoltrare un’istanza di rimborso all’Ufficio Tributi del proprio Comune di residenza.