Questa settimana alla Casa Bianca sono andati i dirigenti di Oracle, OpenAI e Softbank per discutere insieme al presidente Donald Trump di Stargate, un piano da 500 miliardi in 5 anni per la creazione di una maxi-infrastruttura per l’Intelligenza Artificiale. Le società citate collaborano allo scopo con colossi come Nvidia, Microsoft e Arm. All’inaugurazione del 20 gennaio abbiamo visto tutti presenziare i tycoon della Big Tech, società che fatturano numeri da fare tremare i polsi. E quelle immagini avranno trasmesso un senso di impotenza in Europa, dove ci siamo rassegnati all’idea di numeri striminziti e all’assenza di giganti per competere con le multinazionali americane della new economy.
Fondo sovrano europeo e non debito comune
Da troppi anni a Bruxelles perdiamo tempo prezioso a discutere sull’opportunità o meno di emettere debito comune. I famosi Eurobond piacciono tanto al Sud Europa, dove il costo del debito è più alto, mentre al Nord Europa fa accapponare la pelle. Quali che siano le nostre inclinazioni, su una cosa dobbiamo essere onesti: focalizzarci sui debiti non ci porterà lontano. L’idea di un fondo sovrano europeo parte da una premessa opposta: la necessità di essere attivi nella creazione di ricchezza con la raccolta di risorse ingenti.
Domanda più che legittima: dove trovare queste risorse? I fondi sovrani si alimentano solitamente di entrate extra-fiscali, come nel caso della Norvegia, in cui i proventi di petrolio e gas finiscono per essere investiti sui mercati finanziari (e persino in immobili). Lo stesso dicasi per l’Arabia Saudita, esportatrice di petrolio per definizione. Ma l’Europa non ha materie prime da esportare, anzi è costretta ad importarle dal resto del mondo. Ce lo ha ricordato drammaticamente la crisi dell’energia di questi anni.
Europa potenza esportatrice
Tutto vero, ma siamo una potenza esportatrice di altri beni e servizi.
Che cosa sono le riserve valutarie? Risorse accantonate dalle banche centrali e derivanti dai surplus correnti. Vengono impiegate generalmente in valute forti (dollari, euro, sterline, ecc.) e con elevato grado di liquidità per evitare una crisi dei pagamenti. In pratica, quando un’economia esporta più di quanto importa, tende ad accumulare valuta estera. Questa rientra tra le riserve insieme all’oro, asset in sé poco liquido nell’immediato.
Uso delle riserve valutarie
Le riserve valutarie sono un indice dello stato di salute di un’economia e di affidabilità nei pagamenti internazionali. E se una parte di esse alimentasse un fondo sovrano europeo? Si tratterebbe di mettere a frutto una quota delle risorse accumulate grazie ai surplus correnti e di cui quasi certamente si può fare a meno per i pagamenti, specie con partite in equilibrio o in attivo. In questo modo, l’Unione Europea disporrebbe di asset da investire sui mercati finanziari per diventare finalmente un soggetto concorrente con altri entità sovrane. Gli stati comunitari ne sarebbero formalmente gli azionisti con quote proporzionali agli apporti.
Per ipotesi, immaginiamo che il debutto avvenisse convogliando appena un decimo delle riserve valutarie nel fondo sovrano europeo. Questo si ritroverebbe nell’immediato con 200 miliardi da investire. E ogni anno arriverebbero nuovi apporti dai surplus correnti.
Fondo sovrano europeo, dimensioni rilevanti in pochi anni
Il fondo sovrano europeo potrebbe prefiggersi di perseguire investimenti generalizzati come nel caso della Norvegia o concentrarsi su un settore specifico per colmare il divario con potenze come gli Stati Uniti. Questo sarebbe proprio il caso del business che ruota attorno all’Intelligenza Artificiale. Nel giro di pochi anni, grazie ai rendimenti reinvestiti, le dimensioni diverrebbero tali da garantirci una posizione di forza al tavolo delle trattative con chiunque, Casa Bianca compresa. Un’operazione che avverrebbe senza debiti, a differenza di quanto abbiamo sinora teorizzato. Servono solo coraggio e visione. Ahi noi, a Bruxelles latitano l’uno e l’altra.