Tra qualche ora conosceremo ufficialmente la decisione della Federal Reserve sui tassi di interesse, anche se un taglio è stato escluso da analisti e investitori. Il mercato si aspetta una pausa, dato che l’economia americana resta solida e l’inflazione alta. Le incertezze sui dazi dell’amministrazione Trump non aiutano a fare previsioni chiare per il medio-lungo termine. E domani si riunisce per la prima volta quest’anno anche il board della Banca Centrale Europea (BCE). In questo caso, il mercato non solo prevede che il costo del denaro sarà abbassato, ma si lascia aperta l’ipotesi di una riduzione dello 0,50%. Molto più probabile, però, che sarà dello 0,25%, come del resto per i precedenti quattro annunci dal giugno scorso.
Pesa divergenza tra Fed e BCE
La divergenza di politica monetaria tra Fed e BCE peserà sul dibattito di domani a Francoforte. Il taglio dei tassi non è in dubbio per ora, ma lo sarà al successivo appuntamento di marzo. Basti guardare alcuni dati di mercato per capire. Quando a settembre la Fed annunciò il primo taglio dello 0,50%, portando i tassi al 5%, la BCE li teneva fissati al 3,75% sui depositi bancari dopo averli ridotti di un quarto di punto percentuale tre mesi prima. Oggi, ci troviamo dinnanzi a un tasso Fed scontato invariato al 4,50% contro il 3% del tasso BCE. Dunque, nel frattempo la distanza è salita da 125 a 150 punti base.
Ma i rendimenti di mercato sono andati oltre. Lo spread Treasury-Bund a 10 anni è salito dai 150 punti di allora ai 200 attuali. E il cambio euro-dollaro è imploso da 1,11 a meno di 1,04. E un altro spread è, invece, sceso: quello tra BTp e Bund a 10 anni è passato da 135 a meno di 110 punti. Cosa ci dicono questi numeri? Il mercato si è mosso in questi mesi scontando non solo le mosse già annunciate dalle due principali banche centrali, ma anche quelle future. Intravedono un taglio dei tassi più rapido nell’Eurozona rispetto agli Stati Uniti.
Il costo del denaro scenderebbe solamente un’altra volta quest’anno ad Atlanta contro le quattro volte di Francoforte.
Taglio tassi atteso a ritmi rapidi
Non è mai troppo saggio distanziarsi troppo dalla Fed. Se il cambio euro-dollaro scende ancora, magari sotto la parità, le pressioni sull’inflazione nell’Eurozona s’intensificheranno per via dei maggiori costi delle importazioni. Ma è anche vero che l’Europa con gli Stati Uniti vantano una bilancia commerciale in forte attivo, ragione per cui il presidente Donald Trump è adirato con noi. Questo comporta che la minaccia dei dazi impatterà negativamente sulla nostra economia, se concretizzata. E di riflesso il peggioramento delle prospettive spingerebbe la BCE nei prossimi mesi ad accelerare il ritmo sul taglio dei tassi.
Ritmo rapido può significare tutto e niente. Il governatore francese François Villeroy de Galhau ha espresso più volte la convinzione che il costo del denaro scenderà al livello neutrale, cioè al 2%, “entro l’estate”. Non tutti sono di questa opinione. La consigliera esecutiva tedesca Isabel Schnabel crede che il taglio dei tassi non dovrà essere “troppo veloce”, a causa delle incertezze macroeconomiche e nota come bisogna prima centrare stabilmente il target d’inflazione del 2%. L’instabilità politica a Parigi ha rotto gli indugi dei francesi, mentre i tedeschi restano ancorati all’obiettivo di stabilizzare i prezzi al consumo e temono altrimenti ripercussioni negative ai seggi tra tre settimane.