Continua il clamore attorno all’Offerta Pubblica di Scambio lanciata da Monte Paschi di Siena e rivolta agli azionisti di Mediobanca. Un’operazione destinata, se realizzata, a cambiare i connotati della finanza italiana. Il cosiddetto “salotto buono” cadrebbe nelle mani di due grossi imprenditori domestici: Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin della famiglia Del Vecchio. Il mercato resta titubante, anche perché da Piazzetta Cuccia è arrivata una netta chiusura. Non solo l’offerta è stata giudicata “ostile”, ma priva di valore industriale e persino capace di distruggerlo. Bocciatura senza appello, che nei giorni scorsi aveva provocato il calo di entrambi i titoli azionari.
Pressing di MPS su azionisti Mediobanca
Ma da Rocca Salimbeni non sono rimasti a guardare. L’AD, Luigi Lovaglio, dovrebbe volare a Londra nel tentativo di portare dalla sua parte uno dei grandi azionisti Mediobanca: il fondo BlackRock.
Esso detiene il 4,23% e può fare la differenza, anche perché probabilmente si tirerebbe dietro gran parte dei fondi, che complessivamente posseggono il 35% dell’istituto milanese. MPS non parte da zero. Ha dalla sua il 27,57% complessivo di Caltagirone e Delfin. Ma saranno per l’appunto i grandi fondi a garantire il successo o ad infliggere la sconfitta all’operazione.
Partita ancora aperta
Tra gli azionisti di Mediobanca troviamo anche Mediolanum con il 3,49%. La banca partecipata al 30% dalla famiglia Berlusconi e gestita da Massimo Doris non si è ancora espressa. Il fatto che da Forza Italia, partito di riferimento dei fratelli Berlusconi, sia arrivato il placet all’offerta di MPS, però, lascia pensare che questa non dispiacerebbe loro, magari a certe condizioni.
Ma torniamo a BlackRock.
Il fondo gestito da Larry Fink è il più grande al mondo con masse gestite per 11.500 miliardi di dollari. Per convincerlo a scambiare la sua quota con azioni MPS serviranno più di parole dolci. E qui può intervenire il Tesoro, che è il regista occulto di questo tentativo di scalata. Con l’11,7% di Siena, ancora nei fatti ne dirige la politica insieme ai soci principali da poco entrati nel capitale, vale a dire gli stessi Caltagirone e Delfin. Come può il governo italiano convincere il fondo americano ad accettare l’offerta?
Possibile ruolo di Poste
Vi ricordate Poste Italiane, che nell’autunno scorso sarebbe dovuta essere privatizzata per un’altra quota del 14%? La cessione venne rinviata a quest’anno e si vocifera che ci sarà in aprile. Agli attuali prezzi di mercato, lo stato incasserebbe sui 2,7 miliardi. Rispetto a quando uscì la notizia, nell’ottobre scorso, almeno il 10% in più. Dunque, ad oggi l’attesa pagherebbe. Cosa c’entra Poste? Nei giorni della discussa privatizzazione, la premier Giorgia Meloni accolse a Palazzo Chigi proprio Fink per parlare di come attirare gli investimenti stranieri in Italia.
I maligni dissero che Fink avrebbe chiesto al governo di entrare nel capitale di Poste, che non è più un semplice operatore postale. Anzi, fa gola al mercato per la sua peculiarità di erogare svariati servizi di natura finanziaria e di raggiungere ogni angolo del territorio nazionale grazie alle sue 13.000 filiali.
Ed è una realtà che fa profitti. Meloni smentì un qualsiasi accordo, magari finalizzato a beneficiare i titoli del debito pubblico. Che fosse vero o meno l’interesse di BlackRock, il suo ingresso in asset statali come moneta di scambio può essere una prospettiva su cui fare leva per ingolosire gli americani.
Grandi azionisti di Mediobanca decisivi
Non basterebbe ugualmente la sola adesione di BlackRock per rendere l’offerta di MPS un successo. Almeno gran parte degli altri grandi azionisti di Mediobanca dovranni convincersi della bontà dell’operazione, i cui termini verranno probabilmente migliorati, essendo stati poco premianti secondo le condizioni fissate la settimana scorsa. In ogni caso, avere il fondo dalla sua può già prospettare un esito più favorevole per Lovaglio.