Ennesimo record per l’oro, che questa settimana è salito sopra la soglia dei 2.800 dollari l’oncia, segnando un rialzo in doppia cifra dal minimo inferiore ai 2.555 dollari toccato a pochi giorni dalle elezioni americane a novembre. Per le consegne ad aprile, il metallo ha toccato i 2.860 dollari. Inutile dire che anche in questo caso ha registrato un nuovo record.
Incertezze geopolitiche e domanda istituzionale
A trainare le quotazioni concorrono diversi fattori. Il primo riguarda le incertezze geopolitiche con l’insediamento della seconda amministrazione Trump. La minaccia dei dazi scuote economie come Cina, Messico, Canada ed Europa. E cosa in apparenza paradossale, rafforza il dollaro, che con il metallo storicamente mostra una correlazione negativa.
Ma il fatto è che l’incertezza spinge i capitali verso tutti i “safe asset” per proteggersi dai rischi.
Le banche centrali stanno avendo un ruolo cruciale negli ennesimi record dell’oro. Hanno acquistato lingotti per 747 tonnellate nei primi 11 mesi del 2024. Pur verosimilmente restando sotto il record assoluto delle 1.037 tonnellate nel 2023, la loro domanda resta molto solida. Essa sarebbe legata alla volontà degli istituti di diversificare le riserve, allentando la dipendenza dal dollaro. Preoccupano sia il debito pubblico americano che, in particolare, la politica di Washington tra sanzioni e dazi.
Tassi reali in calo
Un altro fattore positivo per gli acquisti sono i tassi di interesse. Dopo essere saliti tra il 2022 e gli inizi del 2024, sono in calo quasi dappertutto. Sta facendo eccezione la Banca del Giappone, che si muove controcorrente alzando i tassi. Ma l’inflazione resta alta e sopra i target fissati dagli stessi istituti in Nord America ed Europa. Dunque, i tassi reali stanno diminuendo e questo l’outlook aureo.
Di record in record, l’oro sta facendo sorridere quelle famiglie che vi avevano puntato per tempo. Negli ultimi cinque anni, la quotazione in euro è salita di circa l’80% contro un’inflazione italiana nello stesso periodo di poco superiore al 17%. Il metallo ha fatto ancora una volta il suo dovere, tutelando il potere di acquisto contro il carovita. A dimostrazione che averne un po’ in portafoglio fa sempre bene, specie in un’ottica di lungo periodo.
Record oro, serve pazienza
Il rialzo in 20 anni è stato nell’ordine del 650%, pari a più del 10% medio all’anno. Un dato non solo in assoluto stratosferico, ma che si confronta con un’inflazione cumulata in Italia sotto il 45% e che risulta persino superiore ai guadagni messi a segno nello stesso periodo dalla borsa americana del 415% (convertiti in euro). Ovviamente, il record dell’oro non deve trarre in inganno. L’investitore non vedrà un centesimo di guadagno fino all’atto del disinvestimento, mentre azioni e bond offrono cedole periodiche. La pazienza è il prezzo da pagare per avere un asset tendenzialmente sempre fruttifero alla lunga e difensivo contro i rischi.