Più soldi per la Naspi ecco il contributo addizionale e le altre novità 

Contributo addizionale, stretta sui licenziamenti per assenze ingiustificate e novità 2025 per la Naspi INPS.
3 minuti fa
3 minuti di lettura
Contributo addizionale, stretta sui licenziamenti per assenze ingiustificate e novità 2025 per la Naspi INPS.
Foto © Investireoggi

La Naspi è il principale strumento assistenziale erogato a chi perde involontariamente il proprio lavoro. Si tratta dell’indennità per disoccupati INPS che spetta a soggetti che hanno perso involontariamente il loro lavoro. Ad eccezione dei lavoratori agricoli, dei collaboratori e dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato delle pubbliche amministrazioni.

Infatti escludendo questi ultimi per i quali non esiste una disoccupazione indennizzata ed escludendo i beneficiari della disoccupazione agricola o della DIS.COLL, per tutti gli altri lavoratori che perdono il lavoro la Naspi è lo strumento di integrazione al reddito durante i periodi di non occupazione. La Naspi è usata molto dai lavoratori stagionali, dagli edili, e da chi in genere ha lavori intermittenti per natura. Una misura interessata adesso da diverse novità quest’anno.

Alcune stringenti ma altre, come vedremo, abbastanza positive. Oggi infatti analizziamo anche cos’è il contributo addizionale e tutte le altre novità della Naspi.

Più soldi per la Naspi ecco il contributo addizionale e le altre novità 

Novità per la Naspi nel 2025. È al riguardo non si può non parlare per esempio della stretta che sta dentro la lotta a limitare alcune pratiche messe in atto da alcuni furbetti dell’indennità di disoccupazione.

Il giro di vite a queste pratiche parte innanzitutto da azioni che spesso gli interessati mettono in atto, per superare alcuni ostacoli a percepire la Naspi che ci sono in base alle normative vigenti. Per esempio c’è chi dà le dimissioni dal posto di lavoro e poi per prendere la Naspi trova una nuova assunzione di comodo. Una pratica che spesso viene utilizzata di comune accordo tra datori di lavoro e lavoratori.

Perché i primi preferiscono le dimissioni del lavoratore, che non danno diritto alla Naspi, ma che non costringono il datore di lavoro a pagare il ticket licenziamento. Una pratica che adesso ha maggiori limiti. Adesso la novità è che servono almeno tre mesi di nuova assunzione (esattamente 13 settimane, questa la durata del nuovo lavoro) per liberarsi dal vicolo delle precedenti dimissioni.

Le troppe assenze ingiustificate diventano dimissioni volontarie

Un’altra stretta molto importante riguarda il caso dei lavoratori che pur di non dare le dimissioni, per non rischiare la Naspi, mettono alle strette i datori di lavoro in modo tale da essere licenziati.

Magari assentandosi continuamente senza dare le opportune giustificazioni. Oggi se il licenziamento deriva da troppe assenze non giustificate dal posto di lavoro, questo licenziamento diventa come una sorta di dimissioni volontarie. E quindi la Naspi non si può percepire comunque. 

Novità Naspi e contributo addizionale, cos’è?

 

Uno dei difetti della Naspi, fin da quando è stata varata con il vecchio Jobs Act di Matteo Renzi è la durata dell’indennità. La Naspi dura esattamente la metà delle settimane lavorate nei 4 anni che precedono la perdita dell’ultimo posto di lavoro.

A meno che i periodi di lavoro precedenti negli ultimi 4 anni non abbiano dato diritto ad altre indennità per disoccupati. Soprattutto chi fa ricorso, per tipologia di lavoro, a continue Naspi ogni anno.

finisce con l’essere coperto solo per pochi mesi dalla nuova indennità.

Lapalissiano il caso dei lavoratori stagionali che ogni anno lavorano in estate per 4 o 5 mesi per poi prendere la Naspi. Qualcuno lavora anche qualche mese in inverno. Ma resta il fatto che conti alla mano, il periodo di Naspi non riesce a coprire tutti i mesi in cui si è privi di occupazione. 

Per esempio, un lavoratore assunto dal primo maggio al 30 settembre per la stagione estiva, dopo 8 giorni dalla scadenza del contratto se presenta la domanda può prendere la Naspi. Che durerà esattamente due mesi e messo. Se poi il primo dicembre viene assunto per la stagione invernale fino al 31 gennaio, avrà diritto ad un altro mese di Naspi. In totale, 7 mesi di lavoro e 3 mesi e mezzo di Naspi. 

Come funziona il contributo addizionale

In questo scenario si incastra il contributo addizionale. Proprio recentemente con il messaggio numero 269 del 23 gennaio 2025, l’INPS ha fornito i chiarimenti relativi al contributo addizionale Naspi per gli addetti allo svolgimento di attività stagionali.

Nello specifico il contributo è destinato a lavoratori che vengono utilizzati per “intensificazioni dell’attività lavorativa in determinati periodi dell’anno” o per semplici “esigenze tecnico produttive”, come scrive l’INPS sul suo portale. 

Il contributo addizionale è a carico del datore di lavoro. Ed è pari all’1,4% della retribuzione imponibile ai fini previdenziali. Ma con l’aggiunta di uno 0,5% in più per ciascun rinnovo del contratto a tempo determinato. 

 

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

Lascia un commento

Your email address will not be published.