Risale ormai a quasi 4 anni fa l’emissione del bond perpetuo di Poste Italiane (ISIN: XS2353073161). L’istituto raccolse 800 milioni di euro con un debito senza scadenza. Allo stesso tempo, questa obbligazione presenta tre date di reset: 24 giugno 2029, 24 giugno 2034 e 24 giugno 2049. Fino alla prima tra le suddette date, la cedola sarà fissa e pari al 2,625% annuale lordo. Dopodiché, l’emittente ha due possibilità: continuare a pagare le cedole agli obbligazionisti o estinguere il debito con il rimborso del capitale.
Rendimento a confronto con BTp
Nel primo caso, la cedola passerebbe da fissa a variabile: tasso “mid-swap” a 5 anni più spread di 267,70 punti base o 2,677%. Sulla base del tasso di mercato attualmente vigente e pari al 2,25%, la cedola salirebbe al 4,927% dal giugno 2029. Ad ogni modo, oggi il bond perpetuo di Poste quota a 94 centesimi, vale a dire sempre a sconto sul valore nominale. Se trattassimo il titolo come se scadesse alla prima data di reset, il rendimento annuale risulterebbe al momento di poco superiore al 4,21%.
A titolo di confronto, il bond del Tesoro di simile durata offre oggi intorno al 2,75%. Siamo dinnanzi ad un premio di 145 punti o 1,45%. E se passiamo al rendimento netto, data la differente imposizione fiscale gravante sui due titoli (al 12,5% sui BTp e al 26% sui corporate), la distanza si assottiglia a circa lo 0,80%. In ogni caso, il bond perpetuo di Poste si conferma più allettante dei titoli di stato, anche se una comparazione diretta resta impossibile per effetto della diversa tipologia.
Bond perpetuo Poste appetibile con tassi alti
Nessuno ci garantisce che il capitale sarà rimborsato alla prima data di reset. Se così non fosse, il calcolo del rendimento diverrebbe a priori impossibile. Basandoci sul “mid-swap” attuale, ipotizzando irrealisticamente che rimanga fermo per i prossimi anni, fino alla seconda data di reset il rendimento del bond perpetuo di Poste si attesterebbe a una media annua di circa il 4,75%. In questo caso, il premio sul BTp scenderebbe intorno ai 125 punti o 1,25%. Bisogna considerare che in un contesto di tassi di mercato in calo, l’emittente troverebbe conveniente procedere al rimborso anticipato, anziché pagare cedole più alte dei costi di rifinanziamento spuntati.