Il segretario al Tesoro svela un fatto curioso su Trump e i tassi di interesse

Il segretario al Tesoro, Scott Bessent, svela le reali intenzioni del presidente Trump sui tassi di interesse e rassicura così la Fed.
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Trump non vuole il taglio dei tassi, dice Bessent
Trump non vuole il taglio dei tassi, dice Bessent © Licenza Creative Commons

Scott Bessent è da pochi il nuovo segretario al Tesoro degli Stati Uniti e a lui spettano le emissioni di debito federale e la gestione dell’economia americana. Ieri, in un’intervista rilasciata a Fox News, ha fornito spunti molto interessanti per capire la cornice entro cui intenderebbe muoversi il presidente Donald Trump sui tassi di interesse. A differenza di quanto sinora sostenuto dalla stampa e a quanto hanno lasciato presumere le stesse dichiarazioni del tycoon sia prima che dopo la rielezione di novembre, egli non pretenderebbe dalla Federal Reserve alcun taglio del costo del denaro. Una spiegazione quella di Bessent, che sembra cozzare anche con quanto accaduto durante il primo mandato di Trump tra il 2017 e il 2021.

Occhi puntati sui rendimenti a lungo

Il segretario, però, ha precisato che Trump vuole che a scendere siano i rendimenti del Treasury a 10 anni, non i tassi. Questi ultimi impattano sui rendimenti a breve, mentre i primi riflettono altre variabili, tra cui le aspettative d’inflazione. Ecco, proprio a tale riguardo il responsabile del Tesoro americano ha detto che il governo vuole agire per raffreddare la crescita dei prezzi al consumo. Come? Attraverso due azioni principali: il taglio della folta regolamentazione a carico delle imprese e l’aumento della produzione di petrolio. Nel primo caso si ridurrebbero i costi e si darebbe impulso alla produzione, nel secondo a calare sarebbe la bolletta dell’energia anche per i consumatori.

Deregulation e taglio alle bollette

Bessent ha rievocato anche la sua dottrina di politica economica già nota in campagna elettorale come “3-3-3”: taglio del deficit fiscale al 3% del Pil da una media superiore al 6% negli anni passati; aumento della produzione domestica di petrolio di 3 milioni di barili al giorno; aumento della crescita economica al 3%.

Da queste affermazioni trasparirebbe l’intenzione del Tesoro di rassicurare il governatore Jerome Powell circa la sua indipendenza nella gestione della politica monetaria. Egli avrebbe mani libere sui tassi Fed, essendo Trump interessato ai rendimenti a lungo termine per il loro impatto sia sul costo del debito pubblico che su mutui e prestiti.

Sempre secondo Bessent, una volta che l’inflazione sarà domata, la stessa Fed potrà abbassare i tassi con tranquillità. E segnala come i rendimenti di mercato siano saliti dopo il “maxi-taglio” dei tassi di settembre. Un’incongruenza che si spiegherebbe proprio con le maggiori aspettative d’inflazione, anche se parte del mercato crede che qui abbia giocato un ruolo anche la vittoria di Trump e la prospettiva di dazi sulle importazioni e di una politica fiscale ancora più espansiva di quella dell’amministrazione Biden.

Trump sui tassi deve convincere il mercato

Se Trump non reclamerà tassi più bassi, ma punterà ad abbassare i rendimenti a lungo, non è detto che il mercato reagirà di conseguenza. Egli dovrà mostrarsi molto credibile nel portare avanti un’agenda di lotta all’inflazione. Solo così gli obbligazionisti reclamerebbero rendimenti inferiori e la curva dei tassi si appiattirebbe prima che la Fed torni a tagliare il costo del denaro, facendo scendere i rendimenti anche per il tratto medio-breve. Resta da vedere se non siano solo rassicurazioni destinate a cadere nel vuoto. Ma la volontà esibita di tagliare la spesa pubblica, anche attraverso l’aiuto del DOGE guidato da Elon Musk, può aiutare a ridurre i rendimenti lungo la curva.

I dazi, invece, anche se solo minacciati, tengono alti i timori sui prezzi e inducono lo stesso Powell alla cautela. A meno che il “super dollaro” di questi mesi non stia già riducendo i costi delle importazioni e, quindi, la stessa inflazione.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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