E’ l’edizione numero 75. Ne ha fatta di strada il festival della canzone italiana, che “sub iudice” rischia di doversi chiamare esattamente così a partire dalle prossime edizioni. Tre quarti di secolo di “canzonette”, raccontate con così tanto disprezzo e seguite dal grande pubblico al punto da rendere questo evento nazionalpopolare diffuso persino nelle case dei telespettatori più radical chic (purché non si sappia). Sanremo 2025 sarà condotto da stasera e fino a sabato da Carlo Conti, l’usato sicuro per dirla alla Pierluigi Bersani, colui che il fu presidente emerito Francesco Cossiga definì “ragioniere”, nel senso che alla Rai – disse – lo puoi mettere a condurre o a fare il ragioniere e resta sempre lo stesso. P.S.: non si trattò di un complimento, sebbene Conti ragioniere lo sia realmente, avendo conseguitone il diploma ed essendo stato persino bancario fino al 1986.
Sanremo 2025 più breve e meno politicizzato?
Conti non è un neofita del Teatro Ariston. Calcò quel palco per tre edizioni consecutive tra il 2015 e il 2017. E furono anni di ascolti in crescita. Ma il suo Sanremo 2025 deve fare i conti con un’eredità pesante: arriva dopo cinque edizioni da record condotte da Amadeus.
Un po’ come Papa Benedetto XVI si trovò spiazzato nell’ereditare il soglio pontificio dal grande Papa Giovanni Paolo II. Il paragone può apparire irriguardoso e ai limiti della blasfemia. Non è nostra intenzione, anche se quando si parla di festival sacro e profano si sono sempre mescolati. E la politica non ne è mai rimasta fuori.
Ma Conti vuole darci un taglio, puntando sulla leggerezza della kermesse canora.
Stop ai monologhi e anche le battute dei comici che saliranno sul palco, tra cui Geppi Cucciari, non dovranno prestarsi alla politicizzazione. Le premesse sarebbero queste, vedremo nei fatti. Il festival ha sempre riservato sorprese e il Sanremo 2025 difficilmente farà eccezione. Un’altra promessa del conduttore riguarda la durata delle cinque serate. L’idea sarebbe di accorciare i tempi rispetto all’era Amadeus, quando ci siamo ridotti all’annuncio del vincitore dopo le 2.30 di notte, ormai tra il moribondo e l’esausto.
Incassi record con la pubblicità
Saranno 29 i cantanti in gara. Sarebbero dovuti essere 30, ma Emis Killa si è ritirato qualche settimana fa per problemi giudiziari. Una cosa è certa: volenti o nolenti, di festival parleremo tutti nel corso di questa settimana. E come ogni anno ci diremo che faccia schifo, che i testi siano ridicoli, che i motivetti abbiano quel non so che di imbarazzante, che non ci siano più i Vasco Rossi e gli Eros Ramazzotti del passato (per i più canuti gli Albano, i Toto Cutugno, i Claudio Villa e i Celentano). Anche questo fa parte del marketing involontario. Discuteremo di tutto, di outfit, scenografie, palco, battute, “scandalo” sui cachet, ascolti, papere di tizio e caio, polemiche social e quasi mai delle canzoni.
Alla Rai tutto questo va alla grande. Il Festival di Sanremo 2025 parte già con 67 milioni di euro nel fortino tra sponsor e spot pubblicitari. Tanta roba per un’azienda che ogni anno a stento arriva a chiudere i bilanci in pareggio.
Rispetto ai 713 milioni incassati nel 2023 grazie alla pubblicità, considerate voi quale sia l’incidenza dell’evento. Equivale a circa 5 settimane di ricavi. E stiamo escludendo le esternalità positive che si rifletteranno sugli ascolti di altre trasmissioni Rai, che parleranno immancabilmente del festival.
E i costi? Pur non essendo ufficiali, lo scorso anno sarebbero stati nell’ordine dei 18 milioni e quest’anno risulterebbero saliti a 20. Il margine sfiorerebbe i 40 milioni. In pratica, la tv di stato ci imbastisce un bilancio grazie all’evento. Al Teatro Ariston un posto in galleria costerà mediamente 110 euro per le prime quattro serate e ben 360 euro per la finale. Il biglietto si pagherà 200 euro in platea e 730 euro per la finale, sempre come media.
Gerry Scotti sigla alleanza Rai-Mediaset
Conti si porterà a casa un cachet di 500 mila euro, lordi s’intende. Ciascuno degli undici co-conduttori nelle cinque serate riceverà un compenso che varia tra 20 e 40 mila. Ma si sa già che Gerry Scotti ha rinunciato al suo. Affiancherà proprio stasera il padrone di casa e la sua presenza sigla l’alleanza tra Rai e Mediaset per tenere alti gli ascolti. Favori tra rivali, che in questi casi si restituiscono sempre. Non è un mistero che il festival si alimenti di voci uscite da talent come Amici di Maria De Filippi, trasmissione cult su Canale 5, oltre che da X-Factor su Sky. E non è un caso che Piersilvio Berlusconi abbia ribadito di non avere interesse ad aggiudicarsi i diritti per il format del festival, qualora i giudici confermassero la sentenza del Tar ligure dei mesi scorsi e rigettassero il ricorso di Viale Mazzini.
Conti eredita uno show ben collaudato e in forte crescita nell’ultimo decennio, ma proprio per questo su di lui si farà sentire l’ansia da prestazione. Si parte con una media di 10,8 milioni di telespettatori a serata. Sono numeri altissimi da battere. Per questo avrà bisogno di una concorrenza benevola da parte di Mediaset, che sembra avergliela accordata. La rete ammiraglia del Biscione trasmetterà stasera il non più imperdibile “Benvenuti al Sud”. In cambio la tv di stato riceverà quest’anno un canone più alto, tornato ai livelli del 2022 (90 euro contro i 70 degli ultimi due anni passati), non competendo con le reti privati sulla pubblicità.
Scontro su TeleMeloni
Il successo di Sanremo 2025 conviene a tutti. Alla Rai in primis per dimostrare alle malelingue che senza Amadeus continuerà ad esistere, ma anche a Mediaset e alle reti privati minori per non sentirsi minacciati dalla proposta di aumentare il tetto all’affollamento pubblicitario, che di tanto in tanto spunta in Parlamento. La politicizzazione sarà immancabile. Se gli ascolti andassero meno bene degli anni passati, le opposizioni grideranno al flop di “TeleMeloni”. Se andassero bene, il governo reagirebbe sbandierando i risultati come per dire che i propri dirigenti stiano lavorando egregiamente.
Sanremo 2025 è già al centro delle polemiche para-politiche da mesi per la presenza di Tony Effe, rapper romano di origini sicule accusato di proporre testi volgari e sessisti. La sua esibizione sarà una delle più attese per verificare il contenuto del nuovo brano. E se c’è una cosa che la storia del festival può insegnarci è che qui le carriere dei cantanti o vengono stroncate (vedi Jalisse dopo la vittoria) o lanciate alla grande.
Sanremo 2025, torna Fedez
Ci sarà anche Fedez, un altro rapper che non ha bisogno di presentazioni. All’Ariston deve molto, essendosi potuto vendere al grande pubblico con l’edizione 2021 in coppia con Francesca Michielin. Quell’anno arrivò secondo, sfiorando la vittoria. Ma rimarrà scolpita nelle menti di tutti la sua partecipazione come ospite nella serata cover dell’edizione 2023. In quell’occasione la co-conduttrice era l’ormai ex moglie Chiara Ferragni. Fu l’apice della loro visibilità mediatica, accompagnata da critiche feroci e numerose polemiche. Quell’evento segnò, però, l’inizio del declino dei due sul piano del business e del rapporto matrimoniale. Sanremo va sempre maneggiato con estrema cura. Passare dal paradiso all’inferno è un attimo.