Inflazione, tassi negativi ed euro digitale: l’Europarlamento chiede finalmente conto alla BCE

Inflazione, tassi ed euro digitale sono stati discussi dall'Europarlamento nella seduta di ieri, dove la BCE è stata messa sotto accusa.
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Europarlamento striglia BCE su inflazione e tassi
Europarlamento striglia BCE su inflazione e tassi © Licenza Creative Commons

Può l’indipendenza assegnata dallo statuto alla Banca Centrale Europea (BCE) diventare fonte di irresponsabilità e assenza di controlli? E come si combacia una tale situazione con l’assetto democratico di un’area composta da venti stati autonomi? Per la prima volta si è parlato di questo all’Europarlamento, dove il governatore Christine Lagarde (e non solo) è finita nel mirino per i suoi errori di valutazione su inflazione e tassi di interesse.

Tutti gli errori della BCE

Era il 2022 quando la crescita dei prezzi al consumo iniziava a galoppare e la francese rassicurava che si trattasse di un fenomeno “transitorio”, conseguenza di pandemia e tensioni geopolitiche.

Mesi dopo il board si affrettava ad alzare i tassi per reagire a un’inflazione che appariva già fuori controllo. Quell’errore avrebbe segnato la politica monetaria fino ad oggi. I tassi insieme all’inflazione nell’Eurozona sono verosimilmente saliti più di quanto non avrebbero fatto con una reazione più immediata ed efficace.

Questo errore è stato rilevato ieri nella risoluzione approvata dall’Europarlamento con 378 voti a favore, 233 contrari e 26 astenuti. Ma c’è stato un altro punto su cui i deputati si sono concentrati: i tassi negativi. Un trasferimento di denaro in favore delle banche, perpetuato in anni di presunta lotta all’inflazione e che avrebbe scalfito la fiducia dei cittadini verso il sistema. Infine, l’euro digitale. I deputati hanno detto chiaro e tondo a Lagarde che dovrà essere introdotto senza fughe solitarie. Prima bisognerà rispondere ai dubbi dei cittadini e dovrà affiancare, ma non rimpiazzare il denaro contante.

Responsabilità affiancata a indipendenza

Nella risoluzione si fa richiesta alla BCE di capire come attutire l’impatto dell’inflazione sui soggetti più vulnerabili e altresì di valutare l’interferenza di cambiamenti climatici e guerre sulla formazione dei prezzi. Nessuno ha messo in dubbio la necessità di preservare l’indipendenza dell’istituto, semplicemente si è preso finalmente atto che ciò non possa e non debba tradursi in una sorta di carta bianca. “Accountability” è stato il succo del dibattito. Tradotto: su inflazione e tassi Francoforte deve rendere conto del proprio operato. Continuano ad esserci troppi errori di previsione e questo significa che i modelli adottati sarebbero inadeguati.

Attenzione: il rimprovero dell’Europarlamento non ha riguardato solamente Lagarde.

I tassi negativi furono introdotti dal predecessore Mario Draghi. Non si mostrarono sufficienti a risollevare l’inflazione verso il target, tant’è che i prezzi crebbero in media ben sotto il 2% fino al 2021-’22, quando esplosero inaspettatamente. A fronte dei benefici dubbi, l’effetto collaterale è consistito nell’alimentare il parassitismo di un sistema bancario che per anni si è limitato a parcheggiare liquidità alla BCE per ricavare profitto.

Su tassi e inflazione Bruxelles vuole dire la sua

Il dibattito su inflazione e tassi s’inquadra in un cambio di approccio più generale della politica verso la tecnocrazia. La prima si sta riappropriando, pur molto a fatica, di spazi lasciati per troppo tempo in mano a soggetti deresponsabilizzati e che non hanno reso conto del loro operato, il più delle volte infruttuoso o persino dannoso.

Bruxelles, ossia i politici, vorranno dire d’ora in avanti la loro, non interferendo sulla politica monetaria, ma pretendendo spiegazioni sulla sua gestione, così come avviene ovunque nel mondo. L’indipendenza, così com’è stata intesa per oltre un quarto di secolo nell’Eurozona, è stata una specificità tutta negativa nostra, che ha foraggiato la formazione di una casta tecnocratica intoccabile. Ed ha fallito nel garantire la stabilità dei prezzi, il suo unico obiettivo ufficiale.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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