Si licenzia in Italia per spostare il lavoro in Cina, il caso Gurit

Rabbia e indignazione per l'opinione pubblica, la Gurit sposta il lavoro in Cina, licenziamenti per i dipendenti di Volpiano.
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Gurit
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La chiusura dello stabilimento Gurit di Volpiano segna un duro colpo per i lavoratori e per il settore industriale della zona. La multinazionale svizzera, specializzata nella produzione di materiali compositi per l’industria eolica e automobilistica, ha annunciato la cessazione delle attività entro aprile 2025. La decisione comporterà il licenziamento di 56 dipendenti su 64, oltre alla fine dei contratti per 21 lavoratori interinali. L’azienda ha motivato la scelta con la necessità di ridurre i costi, trasferendo la produzione in Cina, dove l’energia e la manodopera hanno un impatto economico inferiore rispetto all’Italia.

Proteste e incontri tra sindacati e dirigenza

L’annuncio della chiusura ha scatenato un’ondata di proteste da parte dei lavoratori e delle organizzazioni sindacali.

Il 10 febbraio 2025, gli operai hanno indetto uno sciopero di otto ore e hanno organizzato un presidio davanti all’Unione Industriale di Torino. Contestualmente, i rappresentanti di Filctem Cgil, Uiltec Uil e Femca Cisl hanno incontrato Sven Daniel Dahlqvist, presidente del consiglio di amministrazione di Gurit. Durante il confronto, i sindacati hanno chiesto di valutare misure alternative per evitare i licenziamenti e hanno sollecitato l’azienda a dichiarare uno stato di crisi per accedere agli ammortizzatori sociali. Tuttavia, la dirigenza ha ribadito la propria posizione, confermando l’intenzione di chiudere definitivamente lo stabilimento senza possibilità di ricollocazione interna o altri strumenti di supporto.

Uno dei punti più critici della vicenda riguarda la possibilità di cedere lo stabilimento a un altro soggetto industriale. I sindacati hanno chiesto a Gurit di valutare offerte di acquisto per consentire la continuità produttiva e salvaguardare i posti di lavoro.

Nonostante le pressioni, l’azienda ha escluso questa opzione, dichiarando che la chiusura è definitiva e che non intende intraprendere trattative per la vendita del sito. Questa scelta ha aumentato il malcontento tra i lavoratori, che speravano in una soluzione meno drastica. Anche le istituzioni locali stanno cercando di intervenire per favorire un dialogo tra le parti, ma al momento la posizione di Gurit appare irremovibile.

Quali prospettive per i lavoratori Gurit?

Con il licenziamento ormai alle porte, i dipendenti dello stabilimento di Volpiano si trovano ad affrontare un futuro incerto. Le organizzazioni sindacali stanno cercando di negoziare incentivi all’esodo e piani di ricollocazione per i lavoratori coinvolti. Tuttavia, senza un’apertura da parte dell’azienda, le opzioni rimangono limitate. La chiusura di Gurit si inserisce in un contesto più ampio di delocalizzazione industriale, che negli ultimi anni ha visto molte aziende spostare la produzione in paesi con costi più bassi. Questa tendenza sta avendo un impatto significativo sull’occupazione in Italia, con sempre più lavoratori costretti a reinventarsi o a cercare impiego in settori diversi.

Le prossime settimane saranno decisive per capire se ci sarà spazio per ulteriori trattative. I sindacati continuano a chiedere un tavolo di crisi con il Ministero dello Sviluppo Economico per individuare possibili soluzioni. Nel frattempo, la tensione tra i lavoratori resta alta, con nuove mobilitazioni già annunciate.

In sintesi.

  • La Gurit chiuderà lo stabilimento di Volpiano entro aprile 2025 con il licenziamento di 56 dipendenti e la fine dei contratti per 21 interinali, trasferendo la produzione in Cina per ridurre i costi;
  • I lavoratori hanno scioperato e i sindacati hanno chiesto misure alternative, come la vendita dello stabilimento o l’uso di ammortizzatori sociali, ma l’azienda ha rifiutato ogni proposta;
  • Il futuro dei lavoratori è incerto, i sindacati trattano per ottenere incentivi all’esodo mentre le istituzioni locali chiedono un tavolo di crisi per cercare soluzioni.

Daniele Magliuolo

Redattore di InvestireOggi.it dal 2017 nella sezione News, si occupa di redazione articoli per il web sin dal 2010.
Tra le sue passioni si annoverano cinema, filosofia, musica, letteratura, fumetti e altro ancora. La scrittura è una di queste, e si dichiara felice di averla trasformata in un vero e proprio lavoro.
Nell'era degli algoritmi che archiviano il nostro sentire al fine di rinchiuderci in un enorme echo chamber, pone al centro di ogni suo articolo la riflessione umana, elemento distintivo che nessuna tecnologia, si spera, potrà mai replicare.

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