Spese per la difesa al 2% del Pil, Ursula von der Leyen ha la soluzione

Le spese per la difesa dovranno aumentare per finanziare il riarmo e la presidente Ursula von der Leyen proporrà la sua soluzione.
1
4 giorni fa
3 minuti di lettura
Ursula von der Leyen propone soluzione per aumentare le spese per la difesa
Ursula von der Leyen propone soluzione per aumentare le spese per la difesa © Licenza Creative Commons

Mentre a Monaco di Baviera si tiene la conferenza di pace sull’Ucraina, che vede per la prima volta la presenza del presidente americano Donald Trump e del suo vice James David Vance, l’Europa sa che non potrà restare a guardare. Già spiazzata dall’avvio dei colloqui di pace tra Stati Uniti e Russia, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, prospetta un aumento delle spese per la difesa. Necessità avvertita più che mai dagli stati comunitari, che con la guerra tra Mosca e Kiev hanno preso consapevolezza della loro incapacità di affrontare un evento bellico sul proprio territorio, nel caso malaugurato che ve ne fosse bisogno.

Spese per difesa scorporate dal deficit

Le spese per la difesa per i membri della NATO dovrebbero ammontare non meno del 2% del Pil, stando all’obiettivo concordato nel lontano 2014. Ma la gran parte degli stati europei si trova ben sotto tale soglia. L’Italia, pur dopo gli aumenti decisi con gli ultimi bilancio, dovrebbe avere chiuso il 2024 all’1,50%. All’appello ci manca almeno mezzo punto di Pil, che equivale a circa 11 miliardi di euro. Il problema è che, come la maggioranza degli stati dell’Unione Europea, non disponiamo di margini per aumentare tale voce di spesa.

Ed ecco che von der Leyen prospetta finalmente una soluzione di cui si parla negli ambienti comunitari da anni: scorporare gli aumenti per le spese per la difesa dal deficit sottoposto ai limiti del nuovo Patto di stabilità, ricorrendo alla clausola di salvaguardia. Sarà questa la sua proposta, annunciata dal capoluogo bavarese. Sara un aumento “controllato” e “condizionato”, ha spiegato.

Obiettivo al 3%?

E il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, spiegava nelle stesse ore che l’obiettivo del 2% appare ormai “superato”, notando come molti stati europei già parlino di raggiungere 3%. Si tratta dei baltici, i più spaventati da una possibile invasione russa. L’amministrazione Trump, forse nel tentativo di giocare al rialzo, attraverso il suo segretario alla Difesa, Pete Hegseth, chiede agli alleati di tendere al 5% del Pil. Sta di fatto che gli investimenti per il riarmo saliranno nei prossimi anni. Sembra quasi certo. Ciò spiega in gran parte il +360% segnato in borsa da una società del comparto sicurezza come Leonardo dallo scoppio della guerra tra Russia e Ucraina. In questo stesso triennio, Piazza Affari guadagna in media poco più del 50%.

Impatto sul debito pubblico rimane

Scorporando le spese per la difesa, gli stati comunitari potrebbero anche infrangere il tetto al deficit del 3% fissato dal Patto. L’Italia, ad esempio, ancora quest’anno dovrebbe registrare un disavanzo superiore a tale soglia e insieme a Paesi come la Francia è sotto procedura d’infrazione. Tuttavia, almeno per quanto riguarda l’aumento di questa voce di bilancio non si dovrebbe più preoccupare, a patto che Bruxelles recepisca la proposta della presidente e così anche i capi di stato e di governo. Non esisterebbe alcuna alternativa, salvo emissioni di debito comune simili a quelle per il Next Generation EU.

Sarebbe una soluzione peggiore agli occhi dei tedeschi, per nulla disposti a condividere i rischi sovrani con i partner europei.

Il fatto che Bruxelles non calcoli le maggiori spese per la difesa ai fini del Patto, non significa che queste non esistano. Il debito pubblico lieviterebbe ugualmente e i mercati ne prenderebbe nota, pur parzialmente rassicurati dalla clausola di salvaguardia. In ogni caso, sarebbero necessarie maggiori emissioni di titoli di stato per finanziare questi investimenti, che a loro volta accrescerebbero la pressione sui rendimenti. In sostanza, non commettiamo l’errore di immaginare che potremmo fare debiti tranquillamente, solo perché la Commissione chiuderebbe un occhio.

Numeri per bilancio italiano

Se l’obiettivo per le spese per la difesa fosse portato al 3%, i numeri diverrebbero ben più alti. Solo l’Italia, ai dati attuali sul Pil, dovrebbe aumentare gli esborsi di oltre 30 miliardi all’anno. Verosimile che tale misura avrebbe una durata temporanea, il tempo di centrare gli obiettivi sul riarmo in termini di equipaggiamento, ammodernamento degli eserciti e potenziamento tecnologico. Ad ogni modo, se anche parlassimo di soli 5 anni, sarebbero tra 150 e 200 miliardi in più di debito pubblico che l’Italia si ritroverebbe a gestire. Con tutto quello che ne conseguirebbe in termini di maggiore spesa per interessi, che a sua volta richiederebbe un avanzo primario più alto per neutralizzare gli aumenti del deficit.

In definitiva, la soluzione contabile che proporrà von der Leyen servirà con ogni probabilità a permettere ai governi di partire subito con il riarmo dopo anni di chiacchiere senza fatti. Ciò non toglie che ci esporremmo a maggiori debiti, quando già stati come Italia e Francia sono sotto osservazione sui mercati finanziari. D’altra parte, è un fatto di sopravvivenza. Le spese per la difesa non sono un capriccio a discapito di servizi come scuola e sanità, come spesso si legge in ricostruzioni ideologiche che non guardano in faccia la realtà. Se venissimo occupati da una potenza nemica, ospedali e scuole rischierebbero persino di scomparire. Vedasi l’Ucraina di questi anni.

Spese difesa costo necessario

E il potenziamento degli investimenti pubblici può contribuire a rilanciare la crescita economica più di quanto pensiamo.

Non si tratterà di costruire qualche carro armato in più o di acquistare nuove divise per militari, bensì di mettersi al passo o cercare di avvicinarsi agli standard tecnologici di potenze come gli Stati Uniti. Sul punto siamo rimasti molto indietro. Vero è che una malaugurata guerra non la combatteremmo contro i nostri alleati americani, ma nel resto del mondo le spese per la difesa incidono quasi ovunque per percentuali ben maggiori del Pil. E la Cina, che certo non è una nostra alleata, sta da molti anni puntando sul riarmo per non precludersi alcuno scenario. La corsa al riarmo terrebbe a bada i malintenzionati. Un modo per allontanare, anziché rendere più probabile, lo spettro di una guerra in casa.

[email protected] 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

1 Comment

  1. Credo che per prima cosa sarebbe necessario coordinare i sistemi d’arma dei paesi.Forse scopriremmo che stiamo spendendo molto ma in modo scoordinato.
    .

Lascia un commento

Your email address will not be published.

truffa inps
Articolo precedente

Truffa INPS in corso: come riconoscere l’inganno e difendersi

permessi 104
Articolo seguente

Tutte le attività indirette che si possono svolgere durante i permessi 104