Se vi dicessimo che ci sono titoli del debito che sul mercato si acquistano a conto di oltre il 60% rispetto al loro valore nominale, credereste probabilmente che si tratti di un emittente in default. Invece, accade per i bond austriaci, i cui rating sono altissimi e segnalano un rischio di credito quasi nullo. Ma la scadenza del 30 giugno 2120 con cedola 0,85% (ISIN: AT0000A2HLC49) in questo momento quota a 39,36 centesimi, ai minimi da novembre del 2023. Inserirla in portafoglio per 1.000 euro nominali costa meno di 394 euro. A cos’è dovuto questo maxi-sconto? Al fatto che abbia una durata residua di ben 95 anni e che offra una cedola a dir poco striminzita.
Rendimenti in risalita sul tratto a lungo termine
Il minimo fu toccato nell’ottobre di due anni fa a meno di 35 centesimi, mentre il massimo si ebbe alla fine del 2020 a quasi 140. Un’oscillazione così ampia dovuta al fatto che i rendimenti di mercato esplosero nel 2022-2023 per via dell’alta inflazione e spinsero la Banca Centrale Europea (BCE) ad alzare i tassi di interesse. Pur essendo scesi dai massimi toccati nell’autunno del 2023, restano nettamente superiori ai livelli minimi dell’era pandemica.
I bond austriaci a 100 anni sono l’esempio estremo di cosa possa fare la “duration”, concetto noto perlopiù a chi ha dimestichezza con il mercato obbligazionario. La discesa sotto 40 centesimi, tuttavia, deve considerarsi un possibile segnale di acquisto. In effetti, la quotazione superava i 48 centesimi a dicembre e ancora ad inizio febbraio stava sopra 43. La caduta delle ultime settimane è stata provocata dalla risalita dei rendimenti a lungo termine in tutta Europa. A sua volta, essa è conseguenza dei timori sull’inflazione.
Bond austriaci occasione di acquisto
Il taglio dei tassi procede spedito nell’Eurozona e il mercato sconta una prosecuzione fino alla fine di quest’anno. Il problema è dato dall’incertezza geopolitica e sui dazi, che avrebbero un forte impatto sui prezzi al consumo. I bond austriaci, essendo a lunghissima scadenza, risentono negativamente di ogni dato macro e notizia che lascino intravedere una ripresa dell’inflazione. Meno intenso il loro legame con le aspettative sui tassi, i quali influiscono particolarmente sul tratto a breve termine. Prova ne è che questi continuino a scendere, mentre i rendimenti a lungo sono risaliti di recente.
Se il mercato tornasse entro i prossimi mesi alle aspettative del dicembre scorso, i bond austriaci si apprezzerebbero del 20%. Ecco perché la discesa sotto 40 centesimi può segnalare un ritorno agli acquisti. D’altronde, le quotazioni sono adesso agli stessi livelli di quando la BCE teneva ancora i tassi ai massimi da inizio millennio.