La Legge di Bilancio 2025, come noto, ha confermato, in ambito di pensionamento anticipato, Quota 103 e il relativo bonus Maroni. Con riferimento a quest’ultimo, in pratica, coloro che raggiungono il traguardo di 62 anni di età e 41 anni di contributi possono scegliere di prolungare l’attività lavorativa beneficiando di un incentivo economico.
Questo meccanismo consente di ottenere un vantaggio in busta paga grazie alla restituzione della quota di contribuzione personale normalmente trattenuta dallo stipendio. Si tratta di una misura che punta a incentivare la permanenza nel mondo del lavoro, offrendo una concreta alternativa al pensionamento anticipato.
Il funzionamento del bonus Maroni legato a Quota 103
Andando nello specifico, l’incentivo bonus Maroni, legato a Quota 103, previsto dalla normativa consente ai lavoratori di ricevere direttamente in busta paga l’importo che solitamente verrebbe versato agli enti previdenziali a titolo di contributo personale.
Tale quota ammonta al 9,19% della retribuzione imponibile. Con questa misura, il lavoratore beneficia di uno stipendio netto più elevato rispetto a quanto riceverebbe normalmente, senza dover effettuare versamenti previdenziali sulla propria quota.
Rispetto alla versione precedente del bonus Maroni, applicata nel 2024, la novità principale della Legge di Bilancio 2025 è che l’importo aggiuntivo percepito non è soggetto a tassazione IRPEF. Questo aspetto rende il beneficio ancora più vantaggioso rispetto al passato, aumentando il valore effettivo dell’incentivo.
I limiti e conseguenze
Sebbene il bonus Maroni offra un guadagno immediato per chi decide di rimandare la pensione non sfruttando subito Quota 103, vi sono alcune implicazioni da considerare. Il beneficio economico è riconosciuto fino al raggiungimento dell’età pensionabile per la pensione di vecchiaia, fissata a 67 anni.
Questo significa che, se il lavoratore sceglie di usufruire dell’incentivo, potrà continuare a ricevere la quota contributiva in busta paga fino a quel momento.
Un altro aspetto rilevante riguarda il metodo di calcolo della futura pensione. Poiché Quota 103 prevede un meccanismo misto per la determinazione dell’assegno pensionistico, la pensione sarà composta da due componenti:
- quota retributiva: calcolata sulla base delle retribuzioni percepite prima del 1996, senza subire alcuna modifica per effetto dell’incentivo;
- quota contributiva: determinata sulla base del montante accumulato a partire dal 1° gennaio 1996. In questo caso, per il periodo in cui si usufruisce del bonus Maroni, i contributi versati si limiteranno a quelli pagati dal datore di lavoro, riducendo quindi la crescita del montante stesso.
Il bonus Maroni di Quota 103: il suo impatto sulla pensione
L’adesione al bonus Maroni di Quota 103 offre un vantaggio immediato in termini di reddito disponibile, ma comporta una riflessione sulla futura prestazione pensionistica. Dal punto di vista previdenziale, la quota contributiva della pensione dipende dall’ammontare totale dei contributi versati nel corso della carriera lavorativa. Dato che l’incentivo prevede l’esonero dal versamento della quota personale, il montante contributivo accumulato nel periodo in cui si beneficia del bonus crescerà a un ritmo inferiore rispetto a chi versa regolarmente l’intera contribuzione.
Tuttavia, la decisione di usufruire di questo beneficio va ponderata anche in base alla durata del periodo di permanenza nel mondo del lavoro.
Se il lavoratore prevede di rimanere occupato per diversi anni, il guadagno immediato derivante dalla maggiore liquidità in busta paga potrebbe compensare la riduzione dell’incremento della pensione futura. Al contrario, se il tempo di permanenza prima della pensione di vecchiaia è breve, potrebbe risultare più conveniente continuare a versare i contributi normalmente per non ridurre troppo il montante contributivo.
Riassumendo
- Chi raggiunge i requisiti per Quota 103 può posticipare la pensione con un incentivo economico.
- Il bonus Maroni restituisce in busta paga la quota di contributo personale del 9,19%.
- Novità 2025: l’importo aggiuntivo percepito non è soggetto a tassazione IRPEF.
- L’incentivo è valido fino ai 67 anni, età prevista per la pensione di vecchiaia.
- La pensione avrà un calcolo misto, con quota retributiva invariata e contributiva ridotta.
- Bisogna valutare i pro e contro tra aumento del reddito immediato e riduzione della pensione futura.