L’Europa esce sconfitta su tutta la linea e adesso tutto è possibile

L'Europa è la grande sconfitta, non solo sulla guerra in Ucraina. L'establishment di Bruxelles è stato rottamato dagli eventi.
9 ore fa
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Europa esce sconfitta
Europa esce sconfitta © License Creative Commons

L’Unione Europea è sotto choc. Ha perso ogni punto di riferimento, come quando un eterno Peter Pan resta senza genitori. Non sa più cosa fare, reagisce con irritazione e sgomento agli eventi e fatica a digerire la realtà: l’Europa esce sconfitta ancora una volta dalla storia. E se c’è un merito che possiamo riconoscere al presidente americano Donald Trump, è stato di avere semplicemente accelerato i tempi per avvicinarci all’abisso.

Europa sconfitta, non solo in Ucraina

L’Europa non esce sconfitta soltanto sulla guerra in Ucraina. Che già sarebbe gravissimo, perché è da oltre un secolo che il nostro continente subisce umiliazioni sul piano militare. E’ che ci eravamo creati un nostro metaverso, che spacciavamo per la realtà mondiale.

Per anni abbiamo inseguito ed elaborato dottrine sconnesse dai fatti, dalla moneta unica all’ambientalismo, dal pacifismo all’immigrazionismo, passando per la costante dell’iper-regolamentazione. Avevamo immaginato un mondo in cui non ci fossero guerre e rivalità, dove i commerci avvenissero sempre in condizioni paritarie e noi ne avremmo semplicemente approfittato esportando verso tutti, con quell’aria ipocrita di chi finge di avere a cuore diritti umani e sociali, salvo fare affari con chiunque.

Classe dirigente UE delegittimata

E’ stato il fantastico mondo merkeliano. Gas dalla Russia, esportazioni in Cina e USA e zero investimenti nella sicurezza, perché tanto ci avrebbe pensato per sempre zio Sam. Nessuno aveva messo in conto che gli americani fossero stanchi di pagare e combattere per guerre in terre lontane. Per dirla come Trump, dai russi li separa l’Oceano Atlantico, per cui alla fin fine i nostri guai non sono necessariamente i loro.

Eh, ma siamo accomunati da valori e storia, per cui esisterebbe un obbligo morale a sostenerci. Ma questo discorso poteva andare bene fino a quando l’Europa fosse un continente economicamente arretrato e diviso in blocchi geopolitici. Ma è da decenni che abbiamo costruito l’Unione Europea proprio per superare debolezze e divisioni del passato, eppure pretendiamo di essere protetti senza assumerci alcuna responsabilità diretta, come ha svelato il caso Ucraina.

Ora che l’Europa esce sconfitta dopo pandemia e guerra, si vede sgretolare sotto i piedi il terreno. Ed è disperata, arrabbiata, delusa, amareggiata. Non pensiate che sia questione di cambiare linea. L’establishment comunitario è stato rottamato dagli eventi, un po’ come l’Ancien Régime dalla Rivoluzione Francese nel 1789. Nessuno a Bruxelles può uscirsene dicendo “scusate, abbiamo sbagliato”. Sul mondo virtuale che si era costruito, aveva investito un enorme capitale politico ed economico. Sapete perché la Grecia non fu fatta uscire dall’euro nel 2010? Non perché a qualcuno fregasse seriamente che ci restasse, bensì per non rottamare un progetto di lungo periodo agli occhi del mondo. Sarebbe stato come ammettere di avere costruito qualcosa di sbagliato o di rinunciabile. Un’intera generazione politica a Bruxelles e nelle singole capitali sarebbe stata delegittimata.

Finito il mondo merkeliano

La sconfitta dell’Europa è diventata adesso innegabile, visto che ce la sbatte in faccia l’America, nostro primo alleato nel mondo da 80 anni a questa parte.

E questo è un grosso guaio, in parte imprevisto. Quando Trump rivinse le elezioni a novembre, molti leader del Vecchio Continente pensarono che sarebbe stato in linea con il primo mandato e che si sarebbe limitato a qualche frase irrituale. A poche settimane dall’insediamento, hanno capito che la Casa Bianca non è più tutrice dell’ordine europeo di questi decenni. Anzi, persegue esplicitamente il suo smantellamento.

In simili occasioni storiche, gli stati generalmente cambiano la Costituzione, perché viene meno il vecchio patto sociale che lega i cittadini tra di loro e con le istituzioni che le governano. Ad esempio, l’Italia approvò una nuova Costituzione dopo la sconfitta subita nella Seconda Guerra Mondiale. Sarebbe stato inaccettabile proseguire con lo Statuto Albertino, sotto cui il fascismo poté attecchire e portare la Nazione verso un conflitto rovinoso. Ma l’Unione Europea non ha neppure una Costituzione. Avrebbe dovuto fare i conti con il proprio fallimento già con la Brexit, ma Bruxelles preferì insultare i britannici e additarli di ogni malefatta nel mondo. Era ancora salda la leadership di Angela Merkel, che ha plasmato le istituzioni comunitarie secondo le sue caratteristiche caratteriali ed esigenze geopolitiche della Germania.

Europa sconfitta e senza idee

Ora, però, cosa succede? Si parla di riarmo, ma non si sa neppure con quali strumenti e su cosa investire. Si ambisce a una maggiore coesione interna, ma nel frattempo si convocano vertici ristretti che sconfessano l’idea di una UE unita. Si chiede un posto nelle trattative sull’Ucraina, ma nessuno sa in base a quale idea. Saremmo favorevoli a cessioni di territori ucraini alla Russia? Se no, quale sarebbe la nostra proposta per arrivare alla pace? Se non vogliamo la pace, siamo disposti a combattere in prima persona contro i russi? Di tutto questo non abbiamo mai discusso, perché l’Europa vive nella deresponsabilizzazione più totale da decenni e decenni.

La sconfitta dell’Europa segna il declino della tecnocrazia che l’ha retta dalla caduta del Muro di Berlino.

Con la benedizione di Washington s’intende. C’è già chi, come Mario Draghi, si è affrettato a invocare la nascita del superstato per ridurre le frammentazioni interne all’UE. Sarebbe come reagire a un incendio buttandoci altra benzina sulle macerie. Verosimile che l’accentramento dei poteri venga ridefinito e ridotto per alcune materie, mentre i governi punteranno ad accrescere la cooperazione sulle altre per difendere ciò che di buono è stato costruito in questi anni: il mercato unico. Se le resistenze dei tecnocrati avranno la meglio, il disfacimento dell’UE sarà, invece, definitivo e totale.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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