Il ciclone Trump non è arrivato inatteso, a differenza che nel 2016. Ciononostante, l’Europa non è ancora riuscita ad elaborare il lutto per il mondo che fu. Guarda con estrema preoccupazione a una possibile “guerra dei dazi”. E fa bene, alla luce dei dati macroeconomici che dimostrano quanto l’apertura dei mercati sia fondamentale per la sua economia. Se il governo americano annunciasse l’aumento delle tariffe sulle importazioni dall’Unione Europea, questa sarebbe quasi costretta a reagire imponendo a sua volta tariffe più alte sulle importazioni dagli Stati Uniti. Il problema è che la ritorsione non spaventerebbe eccessivamente Washington, perché i numeri non sono dalla nostra parte.
Dati import-export USA-UE
Facciamo riferimento alle sole merci, escludendo per il momento i servizi. Ebbene, l’anno scorso la bilancia commerciale USA-UE si è chiusa per quasi 236 miliardi di dollari in deficit per gli americani. Il che equivale ad affermare che abbiamo registrato un avanzo di pari importo noi europei comunitari. Nel dettaglio, gli USA hanno importato da noi merci per 606 miliardi, mentre hanno esportato da noi per appena 370 miliardi. Questi numeri ci segnalano che le importazioni dall’UE incidono per il 2% del Pil americano e per circa il 3% dei consumi delle famiglie.
Invece, le importazioni dagli USA incidono sempre per il 2% del Pil UE, ma per circa il 3,8% dei nostri consumi. In altre parole, nel caso di una guerra dei dazi a pagare maggiormente pegno sarebbero le famiglie europee. Vedrebbero salire l’inflazione più delle famiglie americane. Perlomeno, questo è quello che ci dicono i numeri. Gli effetti sostituzione farebbero il loro corso e di questo si dovrebbe tenere conto quando si guarda ai possibili contraccolpi.
Guardando alle esportazioni, otteniamo che quelle degli USA verso l’UE incidono per l’1,3% del Pil americano. Quelle dell’UE verso gli USA pesano, invece, circa il 3,2% del Pil dell’area. Anche in questo caso, dunque, il danno economico ricadrebbe perlopiù sull’economia europea. E una guerra dei dazi globale avrebbe ricadute molto più catastrofiche su di noi. Le esportazioni di merci e servizi, infatti, pesano per ben il 53% del Pil UE, ma per appena l’11% del Pil USA. L’impatto negativo sarebbe cinque volte maggiore in Europa che in America.
Accordo Trump-Xi a spese dell’Europa?
Ma lo scenario peggiore si può ancora evitare. Il presidente Donald Trump ha annunciato dazi al 15% sulle importazioni cinesi, anche se sta già trattando con Xi Jinping. Sul tavolo ci sono la lotta al fentanyl, una droga che sta provocando numerosi morti tra gli americani e che l’amministrazione accusa arrivare in gran parte proprio dalla Cina. C’è chi arriva a sostenere, poi, che sia una mossa del governo di Pechino per seminare morte in casa del nemico. In gioco, comunque, c’è il più generale riequilibrio dell’assetto geopolitico. Trump vuole contenere la Cina in Asia, allontanandola dal Sud America e da altre realtà che ritiene ricadere sotto la sfera d’influenza a stelle e strisce.
Cosa può accadere se i due non trovassero un modo per evitare la guerra dei dazi? La sovrapproduzione delle imprese cinese verrebbe dirottata sul secondo mercato più ricco al mondo: l’Europa. Saremmo inondati di prodotti a basso costo e le nostre imprese accuserebbero il colpo, non potendo competere. Per noi consumatori sarebbe una buona notizia, pur solamente passeggera: i prezzi al consumo subirebbero pressioni al ribasso. Dopo anni di boom dell’inflazione, faremmo i conti con la deflazione. Ma ciò avverrebbe a discapito di quote di produzione, cioè di milioni di posti di lavoro.
Guerra dazi, possibile recessione per UE
Anche se la guerra dei dazi si evitasse, Trump e Xi potrebbero trovare un accordo ufficioso, in base al quale i cinesi esporterebbero più verso l’Europa e meno negli USA. Anche in questo caso, quindi, ci troveremmo dinnanzi a uno scenario deflattivo e potenzialmente recessivo. La parte più tragica della storia è che Bruxelles non sembra possedere alcuna arma negoziale efficace. Abbaia alla luna, ma sa che potrebbe solo limitarsi a reagire alle mosse altrui, consapevole che alla fine la sua economia ne uscirebbe la più devastata di tutte. Per questo spera ancora che Trump bluffi, che conservi l’alleanza occidentale in funzione anti-russa. Se sia un’illusione, lo vedremo.