E’ andata grosso modo come avevano anticipato tutti i sondaggi alla vigilia delle elezioni in Germania: Friedrich Merz sarà il prossimo cancelliere, essendo il suo partito Cristiano-democratico arrivato primo con il 28,5% dei consensi. Dovrà allearsi con il Partito Socialdemocratico dell’uscente Olaf Scholz per formare il nuovo governo. E la reazione dei mercati oggi è stata tiepida: i titoli di stato tedeschi non segnalano grosse variazioni rispetto a venerdì scorsi, anche se cedono qualcosina sul tratto lungo della curva. Sale il Dax 30 alla Borsa di Francoforte, che nel primo pomeriggio guadagna lo 0,68%. In calo Parigi, mentre Piazza Affari gira in verde e guadagna lo 0,33%.
Reazione tiepida dei mercati
Il cambio euro-dollaro, che ad inizio giornata viaggiava sopra 1,05, torna in calo sotto tale soglia e mentre scriviamo si aggira a poco più di 1,0460. Insomma, nessuno scossone. I titoli tedeschi a 10 anni offrono il 2,49% contro il 2,46% della chiusura di venerdì scorso. Lo spread BTp-Bund si restringe di circa mezzo punto a 108. Segno che i titoli italiani stiano performando un po’ meglio.
La vittoria di Merz era data per scontata. Il timore più grande consisteva nell’impossibilità di formare un governo sorretto da soli 2 partiti. E’ stato sventato dal mancato raggiungimento del quorum per liberali e sinistra rosso-bruna. Ciò non toglie che per i conservatori il ritorno al governo dopo 4 anni di opposizione sarà problematico. Le distanze con l’SPD si sono ampliate in questi anni su dossier sensibili per l’opinione pubblica come la transizione energetica. Possibili convergenze, invece, sull’aumento degli investimenti pubblici finalizzati a potenziare le infrastrutture e a finanziare il riarmo.
Tempi e programma incerti
I tempi delle trattative non si annunciano veloci. Merz spera di chiudere entro Pasqua, ma gli potrebbero servire altre settimane. C’è un po’ di scetticismo sulla sua capacità di far svoltare la Germania in campo economico e dopo due anni di Pil in calo. I titoli tedeschi risentono al momento delle elevate incertezze. Da un lato sui mercati aumenta la propensione al rischio per la ritrovata, possibile stabilità politica. Dall’altro il programma sull’economia resta vago per via delle alleanze.
L’aumento della spesa pubblica in deficit passerebbe per la sospensione della regola costituzionale sul “freno al debito” (Schuldenbremse), introdotta proprio dai conservatori nel 2009. Essa limita il disavanzo fiscale allo 0,35% del Pil. E’ un tema delicato per i tedeschi, che non tollerano a cuor leggero né l’infrazione delle regole, né il ricorso al debito. Se la Germania aumentasse le emissioni di titoli tedeschi per finanziare i suoi investimenti, l’impatto rischierebbe di essere negativo per gli altri mercati. La loro maggiore offerta accrescerebbe la concorrenza per BTp, Bonos, Oat, ecc.
Maggiori emissioni di titoli tedeschi o Eurobond?
Non è dato ancora sapere quale sia ufficialmente la posizione di Berlino sugli Eurobond per la difesa. Le emissioni di debito comune nell’Unione Europea sono da sempre osteggiate proprio dalla Germania.
Tuttavia, esse ridurrebbero le emissioni di titoli tedeschi e andrebbero a beneficio dei conti pubblici domestici. Merz si troverà sin da subito a valutare benefici e costi di ciascuna opzione sul tavolo. Se fino ad oggi proprio il suo partito ha reagito negativamente alla proposta di Bruxelles, adesso che il ricorso al debito sembra quasi certo, perché non approfittarne per scaricarlo sui conti comunitari, sgravando il bilancio federale?