I conti non tornano in Serie A, il cui presidente della Lega, Ezio Simonelli, un mese fa ha invocato l’abolizione del divieto per le società di calcio scommesse o “betting” di sponsorizzare i club. Una norma che risale al famoso Decreto Dignità del 2018 e che relega l’Italia in una condizione di anomalia rispetto al resto d’Europa, dove tale divieto semplicemente non esiste. Ciò comporta ogni anno una grossa perdita di fatturato per le società di calcio, stimabile in non meno di 100 milioni di euro. Non poco per un sistema che fatica ad attirare sponsor danarosi e che incontra a ogni asta per il rinnovo dei diritti televisivi grosse difficoltà anche solo nel mantenere i livelli delle offerte precedenti.
Ipocrisia tutta italiana
Simonelli vorrebbe altresì che la Serie A attingesse al 2% del gettito derivante dai circa 15 miliardi di euro all’anno di calcio scommesse. A suo dire, lo merita un settore che contribuisce con 370 milioni al gettito dello stato. A seguito del divieto, in Italia è fatto divieto di sponsorizzare il betting tramite banner, cartellonistica e in maniera diretta e indiretta, tra cui sulle magliette. In Europa il 14% degli sponsor sulle magliette è riconducibile proprio a questi operatori.
Il divieto di sponsorizzare le società di calcio scommesse fu introdotto per lottare contro la ludopatia. Il problema nel nostro Paese esiste ed è serissimo. Ma penalizzare i club sportivi è da ipocriti, visto che la pubblicità su tv, giornali e internet non è affatto vietata. Inoltre, i dati ci dicono che la spesa per il gioco d’azzardo l’anno scorso avrebbe persino superato i 150 miliardi di euro, qualcosa come 2.500 euro per abitante, neonati compresi.
Non sembra né che il divieto in sé abbia frenato la ludopatia, né che lo stato abbia seriamente intenzione di contrastare il fenomeno.
Sponsor calcio scommesse dal prossimo campionato?
L’abrogazione del divieto di sponsorizzare il calcio scommesse in campo era stata prevista con il varo del Dl Cultura già a dicembre, ma non fu inserita nel testo approvato dal Parlamento. Ecco perché il Senato punta adesso a porre fine a questa limitazione anacronistica e autolesionistica tutta italiana. Se tutto andasse per il meglio, i club potrebbero verosimilmente tornare a stringere accordi con le società di betting già dal prossimo campionato 2025/2026. E sarebbe una boccata di ossigeno per i loro traballanti conti.