Il secondo board dell’anno della Banca Centrale Europea (BCE) si terrà giovedì 6 marzo ed esiterà quasi certamente l’annuncio del sesto taglio dei tassi di interesse. In attesa che domani si conosca il dato sull’inflazione nell’Eurozona a febbraio, venerdì scorso sono uscite le stime preliminari delle principali economie. In Francia la crescita dei prezzi al consumo su base annua è crollata dall’1,8% allo 0,9% secondo l’indice armonizzato, mentre in Italia è rimasto stabile all’1,7%. In Spagna, invece, è salito sopra le attese al 2,9%. E in Germania si è registrata una tenuta al 2,8%.
Previsioni su inflazione Eurozona a febbraio
Prendendo questi dati nel loro insieme, otteniamo che l’inflazione presso le principali 4 economie dell’area, che incidono per circa i tre quarti del totale, è scesa a febbraio dall’1,7% all’1,5%.
Pertanto, risulta probabile che nell’intera Eurozona abbia subito una decelerazione dal 2,5% di gennaio al 2,2-2,3%. Il mercato sconta ormai con probabilità prossime al 100% il taglio dei tassi BCE dello 0,25%. Scenderebbe così al 2,5% sui depositi bancari. Non è solo l’inflazione a spingere per tale previsione. Dai verbali della riunione a fine gennaio emerge che Francoforte si attende una revisione al ribasso delle stime sul Pil nell’area, a causa del possibile indebolimento della domanda estera per effetto dei dazi americani. “I rischi sono al ribasso” per l’economia, si legge.
Focus su caro energia
A seguito di tali stime, venerdì scorso lo spread tra BTp e Bund a 10 anni si è leggermente ristretto fin sotto i 107 punti base. Il rendimento decennale italiano è sceso fino al 3,45% e ai minimi dal 10 febbraio.
Restano le incertezze per i mesi successivi, a partire dal board di metà aprile. Il prezzo del gas europeo era salito agli inizi di febbraio ai massimi da due anni, sopra i 58 dollari per Mega-wattora. Ha chiuso il mese a circa 45 euro, pur sempre quasi su livelli doppi rispetto ai 25 euro di un anno prima. In calo anche il petrolio sui mercati internazionali, con il Brent a 72-73 dollari al barile dall’apice degli 82 toccati a metà gennaio.
In Italia l’inflazione è risalita ai massimi da settembre 2023 sul boom dei prezzi dell’energia regolamentati a +31,5% annuale dal +27,5% di gennaio. Un processo di disinflazione stabile nel nostro Paese, così come nel resto d’Europa, si potrà avere solamente con il calo dell’energia, a sua volta dipendente dal contesto geopolitico. Non a caso il governo Meloni ha dovuto varare un nuovo decreto contro il caro bollette da 3 miliardi di euro, di cui 1,6 miliardi destinati a sostenere le famiglie e 1,4 miliardi le imprese.
Taglio tassi BCE non basta
Il taglio dei tassi BCE può contribuire a sostenere la ripartenza dell’economia nell’Eurozona, aumentando l’offerta di credito a buon mercato in favore delle imprese e delle famiglie. Uno stimolo per investimenti e consumo, ma che rischia di essere appannato quasi del tutto dall’incertezza che grava sull’intera economia continentale, stretta tra rischio dazi americani, guerra in Ucraina e rallentamento dell’economia cinese, oltre che da un Pil tedesco stagnante nella migliore delle ipotesi.