Ai massimi dell’anno, anzi da 3 mesi a questa parte, il cambio tra euro e dollaro nella seduta di oggi. A quasi 1,05 si mostra in netta risalita da venerdì scorso, quando era precipitato a 1,036. Nel frattempo c’è stato l’incontro a dir poco burrascoso tra il presidente americano Donald Trump e il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca. Se da un lato ha alimentato lo sconcerto tra le cancellerie europee, dall’altro i mercati ne hanno tratto cinicamente uno spunto positivo. C’è aria di pace nel Vecchio Continente, con Kiev che si dice pronta ad accettare un negoziato con i russi, pur continuando ad invocare giustizia dopo l’invasione di 3 anni fa.
Euro ai massimi da dicembre, malgrado taglio dei tassi BCE
L’euro si rafforza in vista della riunione del board alla Banca Centrale Europea (BCE) di dopodomani. E’ certo il sesto taglio dei tassi di interesse dello 0,25%. Il mercato lo ha scontato da tempo. L’inflazione nell’Eurozona è scesa a febbraio al 2,4% per le stime preliminari. Ci si aspettava qualcosa di più, ma tanto basta per confermare l’ulteriore allentamento della politica monetaria.
A prevalere, però, sono proprio le prospettive di un accordo di pace. Questo avrebbe un doppio impatto positivo sull’economia continentale: ridurrebbe l’inflazione per il venire meno del caro bollette (grazie alle previste minori tensioni sul mercato dell’energia) e sosterrebbe la crescita del Pil. Ma la risalita dell’euro si spiega anche con le mutate previsioni negli USA. Gli investitori ora scontano ben 3 tagli dei tassi dello 0,25% ciascuno da parte della Federal Reserve. Pensate che fino a poche sedute addietro, l’attesa era per un solo taglio in piena estate.
Inflazione americana ancora alta
Cos’è cambiato da giustificare tale cambiamento? A gennaio l’inflazione americana saliva ancora al 3%, dato massimo dal luglio scorso. Il governatore Jerome Powell è stato costretto a sospendere l’allentamento monetario al primo board dell’anno. Ma i dazi stanno evidentemente pesando sulle prospettive economiche. Il mercato vede fosco per il Pil USA nel primo trimestre, anche se c’è da dire che il primo effetto di questa incipiente guerra commerciale tra grandi potenze rischia di essere proprio l’accelerazione dell’inflazione con annessa necessità per la Fed di tenere i tassi invariati o persino di rialzarli.
Dollaro in calo
I rendimenti americani sono già scesi ai minimi da 3 mesi sul tratto lungo della curva dei tassi e da 5 mesi sul tratto medio-breve. Cosa ne deduciamo? C’è il sentore che la Fed tagli i tassi anche per sostenere l’economia, sentendo tra l’altro la pressione in tal senso della Casa Bianca. Infatti, il dollaro mediamente arretra ai livelli più bassi da 3 mesi contro le principali valute mondiali. Dunque, più che a un rafforzamento dell’euro, staremmo assistendo a un indebolimento del biglietto verde.