Pensioni italiani all’estero, stop alle rivalutazioni? Sindacati sul piede di guerra

Il governo con la stretta sulle pensioni italiani all’estero, bloccando la rivalutazione automatica ha suscitato forti proteste sindacali.
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17 ore fa
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pensionati estero
Foto © Pixabay

Negli ultimi anni, le politiche previdenziali in Italia hanno subito numerosi cambiamenti, spesso con conseguenze dirette sui pensionati. Questa volta, l’attenzione si concentra sugli italiani residenti all’estero, che si trovano a fronteggiare un nuovo ostacolo normativo.

Nella legge di bilancio 2025, il comma 180 introduce una misura che penalizza chi percepisce una pensione superiore al trattamento minimo. Detti soggetti vengono privati della rivalutazione automatica prevista dal meccanismo della legge 448/1998.

L’impatto della nuova norma sui pensionati all’estero

Il provvedimento stabilisce lo stop alla rivalutazione per i pensionati italiani residenti oltre confine, il cui assegno mensile supera la soglia di 598,61 euro.

In pratica detti soggetti non hanno diritto all’adeguamento della pensione all’inflazione. In altre parole, chiunque percepisca un importo anche solo di poco superiore al trattamento minimo INPS vedrà congelata la propria pensione, senza benefici dalla perequazione automatica.

Inoltre, per coloro il cui importo pensionistico, con l’incremento perequativo del 2025, si trovi al di sopra o al di sotto della soglia stabilita, l’adeguamento non potrà comunque superare il valore del trattamento minimo maggiorato. Questo si traduce in una perdita di potere d’acquisto per molti pensionati italiani all’estero, che vedranno la loro pensione erosa dall’inflazione senza possibilità di adeguamento.

Le critiche e le reazioni sindacali

L’entrata in vigore di questa misura ha suscitato forti reazioni da parte delle organizzazioni sindacali. La Cgil, insieme a Inca e Spi, ha denunciato l’intervento come un vero e proprio atto discriminatorio nei confronti dei connazionali all’estero. Secondo le sigle sindacali, questa decisione è parte di una politica più ampia di tagli alle pensioni, che ha già avuto ripercussioni con i provvedimenti adottati per il 2023 e il 2024.

A seguito di questa situazione, è stata avviata una vertenza con l’obiettivo di contrastare legalmente il provvedimento. In una nota ufficiale, i sindacati hanno ribadito il proprio impegno nel difendere i diritti dei pensionati, affermando che il taglio delle pensioni per chi vive all’estero è solo un ulteriore esempio delle politiche che riducono tutele sociali e diritti acquisiti.

Implicazioni future

Le conseguenze di questa scelta governativa, di dire stop alla rivalutazione per i pensionati italiani all’estero, non si limitano al presente, ma avranno un impatto duraturo. Il blocco della rivalutazione non solo comporta una perdita economica immediata, ma avrà effetti cumulativi nel tempo, incidendo sulle liquidazioni future e sulla sostenibilità economica dei pensionati. Questo potrebbe rendere più difficoltoso il mantenimento del tenore di vita per molti italiani che hanno deciso di trascorrere la pensione fuori dai confini nazionali.

Un ulteriore aspetto da considerare è la disparità di trattamento rispetto ai pensionati che risiedono in Italia. Mentre per questi ultimi la perequazione segue i meccanismi previsti dalla normativa vigente, per chi vive all’estero vengono applicate restrizioni che limitano l’adeguamento al costo della vita. Questa disparità solleva interrogativi sul principio di equità tra i cittadini e sulla tutela dei diritti previdenziali.

La mobilitazione per i pensionati residenti all’estero e il referendum

Di fronte a questa situazione, i sindacati hanno deciso di intensificare la mobilitazione, collegando la battaglia per la perequazione delle pensioni alla campagna referendaria in corso. La misura che penalizza i pensionati italiani all’estero viene vista come un tassello di un quadro più ampio di interventi che limitano i diritti sociali e costituzionali. Per questo motivo, la vertenza promossa dalla Cgil, da Spi e da Inca si inserisce nelle iniziative volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di proteggere le pensioni.

In questo contesto, sono stati organizzati tre incontri internazionali per discutere del referendum e dell’importanza del voto degli italiani all’estero. Gli appuntamenti sono fissati per l’11 marzo per Europa e Africa, il 12 marzo per le Americhe e il 13 marzo per Asia e Australia. L’obiettivo è quello di informare i cittadini sulle implicazioni delle nuove misure e sulle azioni che possono essere intraprese per tutelare i propri diritti.

Riassumendo

  • Blocco della rivalutazione – i pensionati italiani all’estero con assegni oltre 598,61€ non avranno perequazione.
  • Perdita di potere d’acquisto – le pensioni all’estero saranno congelate senza adeguamenti all’inflazione.
  • Denuncia sindacale – Cgil, Spi e Inca considerano la norma discriminatoria e avviano un’azione legale.
  • Conseguenze economiche – il provvedimento avrà impatti duraturi su liquidazioni e tenore di vita dei pensionati.
  • Mobilitazione e referendum – i sindacati collegano la lotta previdenziale alla campagna referendaria in corso.
  • Richiesta di equità – si chiede la revisione della norma per garantire pari diritti ai pensionati all’estero.

 

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

1 Comment

  1. Vi ringrazio per noi pensionati al Estero.trovo anticostituzionale che sta facendo il governo.siamo a vostra disposizione.Fateci sapere Grazie

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