Il sequestro degli asset russi sarebbe il più grande regalo dell’Europa a Putin

L'Europa ipotizza di passare dal "congelamento" al sequestro vero e proprio degli asset russi per finanziare il sostegno all'Ucraina.
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Europa punta a sequestro degli asset russi
Europa punta a sequestro degli asset russi © Licenza Creative Commons

Europa mai così spaventata negli ultimi 80 anni di restare sola a difendersi dai nemici esterni dopo le minacce di abbandono arrivate esplicitamente dal presidente Donald Trump. L’America non è più garante tout court della nostra sicurezza e segnala di volere chiudere i rubinetti del sostegno finanziario e bellico all’Ucraina. Ed ecco che Francia e Germania vogliono fare leva sugli asset russi per avere qualche carta da giocarsi al tavolo del negoziato con Vladimir Putin. Trattative, va ripetuto, alle quali non siamo stati neanche invitati e sulle quali la nostra possibile incidenza sarà minima o nulla. A contare saranno solamente Mosca e Washington, neanche Kiev.

Dal congelamento al sequestro

Subito dopo l’invasione dell’Ucraina, Nord America ed Europa procedettero al “congelamento” di asset russi per 300 miliardi di dollari, investiti dalla Banca di Russia sul loro territorio. Si tratta di riserve valutarie, cioè della disponibilità di valuta estera che le banche centrali sono solite impiegare tra acquisti di bond, oro e persino azioni in qualche caso. Di questi, circa 270 miliardi si trovano investiti in Europa. Denaro ancora ufficialmente di titolarità russa, ma di cui Mosca non ne ha da 3 anni la disponibilità.

Avete presente quando il vostro denaro in banca sia ancora di vostra proprietà, ma per una qualche ragione vi viene bloccato? Ecco cos’è accaduto agli asset russi. La novità di questi giorni, sebbene se ne parli da quasi un anno, consiste nella volontà franco-tedesca di passare al “sequestro” vero e proprio. Qual è la differenza? In buona sostanza, l’Europa direbbe ai russi che il denaro non sarebbe più loro.

Ad essere pignoli, dovremmo parlare di “esproprio” nel senso letterale del termine. Sugli stessi frutti di tali investimenti è aperto un dibattito dallo scorso G7 in Italia. L’idea di utilizzarli a copertura dei prestiti europei ricevuti da Kiev resta dubbia.

Opzioni al vaglio d’Europa

Sono almeno due le opzioni di cui si starebbe discutendo a livello di governi. Una vuole usare gli asset russi per finanziare il sostegno all’Ucraina, potendo così rimpiazzare il mancato invio di ulteriori aiuti americani senza gravare ulteriormente sulle casse nazionali. L’altra è meno radicale: l’Europa minaccerebbe Mosca di non restituirle più l’oggetto del sequestro nel caso di mancato rispetto degli accordi di pace. Ad esempio, ciò avverrebbe nel caso di violazione del cessate il fuoco o di aggressione ai danni di un altro stato del continente. Il problema di questa seconda impostazione è che richiede possibilmente molto tempo per essere implementata. E con il passare degli anni l’esproprio sarebbe percepito tale, indipendentemente dall’esito finale.

Il sequestro degli asset russi può sembrare la giusta risposta all’aggressione di Putin, ma rischia di trasformarsi in un grande regalo per il presidente-dittatore. L’Europa non verrebbe più percepita come uno spazio economico sicuro in cui investire, avendo deciso di porre in essere un’azione formalmente illegale. Tant’è che la Banca Centrale Europea ha sinora espresso la sua contrarietà all’ipotesi. Tornando al conto corrente, immaginate di esserne i titolari e di commettere un reato odioso, per esempio un omicidio. Sarebbe corretto che la banca vi bloccasse l’accesso al vostro denaro e finanche che ve lo prendesse per punirvi? Non ne avrebbe alcun diritto, in assenza di un provvedimento giudiziario valido.

Putin si consolerebbe nell’additare al mondo quanto l’Europa sia una meta a rischio per i capitali, comportandosi in violazione delle leggi internazionali.

Su asset russi questione di credibilità

Ecco, all’Europa manca la copertura giudiziaria. L’Ucraina è uno stato sovrano e non si capisce a quale titolo gli asset russi investiti in Belgio, Regno Unito, Olanda, Lussemburgo, ecc., debbano rimetterci. A tutti appare disgustoso quanto commesso dalla Russia con l’invasione del 2022, ma questo discorso esula dall’autorità degli altri stati di bloccarne i capitali finanziari. A rimetterci saremmo noi, soprattutto se gli Stati Uniti allentassero le loro sanzioni, cosa di cui si sta discutendo in questi giorni alla Casa Bianca come contropartita per un accordo di pace alla svelta. In quel caso, rimarremmo gli unici ad essere considerati inaffidabili da gran parte del pianeta. Altro che attirare capitali! Finiremmo per mendicarli nel giro di qualche anno.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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