Licenziamento illegittimo: come difendersi e far valere i propri diritti

Il licenziamento illegittimo è questione complessa che richiede tempestività e azioni corrette per tutelare i diritti del lavoratore
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licenziamento illegittimo, come difendersi
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Il licenziamento rappresenta uno degli eventi più critici nella vita lavorativa di un individuo, soprattutto quando viene ritenuto illegittimo. In questi casi, la legge italiana prevede una serie di passaggi obbligatori affinché il lavoratore possa far valere i propri diritti e contestare il provvedimento in modo efficace.

Tuttavia, è essenziale rispettare le tempistiche e le modalità stabilite per evitare la decadenza del diritto alla contestazione.

Impugnazione del licenziamento illegittimo: il primo passo fondamentale

Il licenziamento per giusta causa tutale il datore di lavoro e inguaia il lavoratore. Può, ad esempio, essere legittimo il licenziamento avvento per abuso dei permessi 104.

Cosa diversa, invece, quando la causa non è giusta.

Chiunque ritenga di essere stato licenziato senza una giusta causa o in violazione delle normative vigenti deve necessariamente avviare la contestazione formale entro un termine preciso. La legge stabilisce che l’impugnazione del licenziamento illegittimo debba avvenire entro 60 giorni dalla ricezione della comunicazione di cessazione del rapporto di lavoro.

Per essere considerata valida, la contestazione deve essere effettuata per iscritto e inviata al datore di lavoro mediante raccomandata con avviso di ricevimento (A/R) oppure tramite posta elettronica certificata (PEC). Questi strumenti garantiscono la tracciabilità della comunicazione, elemento cruciale in caso di controversia legale.

Le successive azioni legali: ricorso e conciliazione

Dopo aver presentato l’impugnazione formale, il lavoratore dispone di 180 giorni di tempo per intraprendere ulteriori azioni volte alla tutela dei propri diritti. In particolare, le alternative disponibili sono due:

  • ricorso presso il Tribunale del Lavoro – il lavoratore può decidere di rivolgersi all’autorità giudiziaria competente per ottenere l’annullamento del licenziamento e, ove possibile, il reintegro nel posto di lavoro o un indennizzo economico;
  • tentativo di conciliazione – in alternativa, è possibile attivare una procedura conciliativa in una delle sedi protette indicate dall’articolo 2113 del Codice Civile.

    Tale procedura, regolata dall’articolo 410 del Codice di Procedura Civile, mira a raggiungere un accordo tra le parti senza ricorrere immediatamente al giudizio.

Queste due strade sono mutualmente esclusive: una volta scelto il ricorso giudiziario, non è più possibile tentare la conciliazione e viceversa. Pertanto, la decisione deve essere ponderata con attenzione, preferibilmente con l’assistenza di un avvocato specializzato in diritto del lavoro.

Conseguenze del mancato rispetto dei termini

L’inosservanza delle tempistiche previste dalla normativa ha conseguenze rilevanti. Se il lavoratore non presenta l’impugnazione entro i 60 giorni stabiliti o se, successivamente, non procede con il ricorso al Tribunale o con la richiesta di conciliazione nei 180 giorni successivi, il licenziamento diventa definitivo.

In altre parole, il dipendente perde ogni possibilità di contestare la decisione datoriale e non potrà più agire legalmente per ottenere la revoca del provvedimento o il riconoscimento di eventuali indennizzi.

È importante sottolineare che il licenziamento illegittimo non può essere impugnato tramite l’Ispettorato del Lavoro. Quest’ultimo non ha competenza in materia di impugnazione del licenziamento illegittimo, in quanto si tratta di una questione che deve essere risolta attraverso il ricorso alla giustizia ordinaria o tramite la procedura di conciliazione.

Il ruolo dell’assistenza legale nella tutela del licenziamento illegittimo

Vista la complessità della materia del licenziamento illegittimo e l’importanza di rispettare i termini e le modalità procedurali, è sempre consigliabile affidarsi a un avvocato esperto in diritto del lavoro. Un professionista qualificato può fornire una valutazione approfondita della situazione, suggerire la strategia più efficace e garantire che ogni azione intrapresa sia conforme alle disposizioni normative vigenti.

Inoltre, un supporto legale adeguato può risultare determinante anche nella fase della conciliazione, facilitando la negoziazione con il datore di lavoro. E massimizzando le possibilità di ottenere un risarcimento equo o la reintegrazione nel posto di lavoro.

Riassumendo

  • Impugnazione scritta del licenziamento illegittimo: il lavoratore ha 60 giorni per contestare il licenziamento tramite PEC o raccomandata.
  • Azioni legali: dopo l’impugnazione, entro 180 giorni può presentare ricorso o tentare la conciliazione.
  • Conciliazione o ricorso: il lavoratore deve scegliere tra tribunale o conciliazione, non entrambe.
  • Decadenza dei termini: se non rispetta i tempi, il licenziamento diventa definitivo e incontestabile.
  • Ruolo dell’Ispettorato: l’Ispettorato del Lavoro non ha competenza sull’impugnazione del licenziamento.
  • Importanza dell’avvocato: un legale specializzato può guidare il lavoratore nella migliore strategia di difesa.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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