Tanti i tagli confermati alle pensioni 2025. Come canta Claudio Baglioni con il brano Via: “Sull’asfalto acquoso una luna affilata, tagliare i fili che legano le stelle, stringo al cuore una lattina vuota”.
Parole che molti pensionati potrebbero parafrasare e dedicare alle pensioni. Questo perché sono tanti i tagli applicati agli assegni in questione e che rischiano di lasciare molte persone a mani vuote.
Gli importi delle pensioni, infatti, sono spesso talmente irrisori da rivelarsi insufficienti a garantire uno stile di vita adeguato. Ma quali sono i tagli con cui si dovrà fare i conti nell’anno in corso? Entriamo nei dettagli e vediamo di quali si tratta.
Tutti i tagli confermati alle pensioni 2025
Uno degli obiettivi del governo è quello di attuare una riforma delle pensioni grazie a cui poter dire addio alla legge Fornero. Un obiettivo indubbiamente ambizioso, che si spera possa vedere la luce il prima possibile, in modo tale da garantire condizioni di accesso più agevoli al trattamento pensionistico.
In attesa di vedere quali saranno le prossime mosse dell’esecutivo in tal senso, volgiamo un occhio di riguardo alle ultime novità in ambito previdenziale.
In particolare è bene sapere che nel corso del 2025 si registrano numerosi tagli alle pensioni. Ma non solo, sono stati apportati dei cambiamenti che sembrano rendere ancora più difficile e lontana l’uscita dal mondo del lavoro. A tal proposito, come contestato dalla Cgil con un comunicato, la situazione del sistema pensionistico del nostro Paese vede:
- “Azzerata la flessibilità in uscita: nel 2024 si registra un -15,7% delle pensioni anticipate rispetto al 2023.
- Taglio drastico a Opzione Donna: -70,92% di domande accolte nel 2024 rispetto al 2023 (da 11.996 a sole 3.489), con un’ulteriore riduzione prevista nel 2025.
- Quota 103 (62+41 anni di contributi): prorogata, ma con il ricalcolo contributivo che riduce significativamente l’importo della pensione.
- Ape Sociale: prorogata, ma con aumento dell’età minima da 63 a 63 anni e 5 mesi.
- Pensione anticipata più difficile dal 2030: per chi ha il sistema contributivo, l’accesso anticipato a 64 anni sarà possibile solo con un assegno pari a 3,2 volte l’assegno sociale”.
Pensioni più basse per via della riduzione dei coefficienti di trasformazione
Se tutto questo non bastasse, i coefficienti di trasformazione sono più bassi in seguito all’aumento dell’aspettativa di vita.
Ne consegue che chi va in pensione a partire dal 1° gennaio dell’anno in corso riceve un assegno più basso a parità di montante contributivo, rispetto all’anno passato.
I coefficiente di trasformazione, ricordiamo, sono applicati al montante contributivo e risultano essere differenti a seconda dell’età anagrafica del soggetto nel momento in cui accede al trattamento pensionistico.
Ad un’età più alta, ricordiamo, corrisponde un coefficiente più elevato. Tale valore, pertanto, influenza direttamente l’importo finale dell’assegno pensionistico. Confermati, inoltre, i tagli al calcolo delle pensioni anticipate dei dipendenti pubblici attraverso una revisione retroattiva delle aliquote di rendimento per i lavoratori iscritti alle gestioni enti locali, cassa sanitari, ufficiali giudiziari e insegnanti di asilo o scuole elementari parificate.
Ovviamente, è bene sottolineare, non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. A fronte di alcuni tagli, infatti, sono state introdotte anche alcune interessanti novità come quelle a favore delle mamme lavoratrici con almeno vent’anni di contributi e che hanno avuto quattro o più figli.
Quest’ultime, ad esempio, a partire dall’anno in corso possono accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 65 anni e 8 mesi. Anticipando di fatto l’uscita dal mondo del lavoro di 16 mesi rispetto all’età di 67 anni. Una novità importante che potrebbe rappresentare l’apripista verso una riforma sostanziale, e auspicata, del sistema pensionistico del nostro Paese.