Sono settimane negative per i mercati obbligazionari, particolarmente in Europa e per le scadenze più lunghe. I rendimenti sono esplosi e i prezzi crollati sull’annuncio del riarmo europeo a colpi di debito pubblico. Il resto lo stanno facendo i dazi dell’amministrazione Trump. Tutti fattori che contribuirebbero a risollevare le aspettative d’inflazione. E dagli Stati Uniti è arrivata nel fine settimana una notizia inattesa: il presidente Donald Trump ha ordinato di attaccare i ribelli Houthi nello Yemen. Il Ministero della Salute di Sana’a ha parlato di “31 morti e qualche centinaio di feriti”.
Houthi minaccia ai commerci globali
Per chi non lo sapesse, gli Houthi sono ribelli filo-iraniani e sciiti che dall’inizio della guerra tra Israele e Palestina fino al gennaio scorso hanno attaccato a più riprese le navi in transito nel Mar Rosso. Un centinaio le sole americane. Obiettivo: punire i sostenitori dello stato ebraico, impedendo loro di attraversare lo stretto per portare a destinazione le merci caricate. Questo fenomeno ha contribuito a tenere alta e più a lungo l’inflazione.
I commerci tra Asia ed Europa sono rallentati. Molti operatori hanno dovuto anche circumnavigare l’Africa attraverso il Capo di Buona Speranza per evitare la zona degli attacchi. Viaggi più lunghi e dispendiosi.
Gli attacchi degli Houthi hanno colpito indirettamente i mercati obbligazionari per il tramite dell’inflazione. Trump è intervenuto per sventare altri possibili attacchi minacciati contro le navi americane. La risposta dei ribelli è stata flebile e rivolta alla portaerei Truman, ma si è rivelata inefficace. Con questa mossa, però, la Casa Bianca ha voluto mettere in chiaro che non tollererà blocchi nel Mar Rosso. E l’Iran, che finora ha sempre protetto e foraggiato questi guerriglieri, ne ha preso le distanze.
Impatto su Iran e Russia
La vicenda non finirebbe qui, ma svela che è diventato più improbabile un ritorno alla condizione che si respirava sotto l’amministrazione Biden. Se così, sarebbe una buona notizia per i mercati obbligazionari. Sul fronte dei commerci non dovrebbero più esserci minacce eclatanti. E anche Teheran avrà capito l’antifona. La Repubblica Islamica ha più volte bloccato lo Stretto di Hormuz, attaccando le petroliere in transito per rivaleggiare contro l’Arabia Saudita. Da qui ogni giorno passano la media di 21 milioni di barili al giorno, un quinto dell’offerta mondiale.
Altro motivo per cui i mercati obbligazionari troverebbero supporto in questi attacchi, consiste nel più ampio schema che avrebbe in mente Trump. Due settimane fa, egli scriveva all’ayatollah Khamenei per chiedergli un negoziato sul nucleare. La risposta non è stata apparentemente positiva, ciononostante qualcosa si starebbe muovendo. Un accordo USA-Iran alleggerirebbe l’embargo ai danni del greggio iraniano e aumenterebbe l’offerta globale, a tutto beneficio dei consumatori. I prezzi, infatti, si muoverebbero al ribasso.
Mercati obbligazionari, timida speranza
Lo stesso Vladimir Putin si starebbe convincendo circa la necessità di accettare il cessate il fuoco – con Trump ne parlerà domani al telefono – intravedendo negli attacchi contro gli Houthi un segnale di forza degli USA.
A sua volta, ciò porterebbe a un calo del prezzo del gas europeo, oltre che del petrolio stesso. Per concludere, i mercati obbligazionari potranno trarre uno spunto positivo dall’evento, sebbene l’impatto favorevole non sarà verosimilmente visibile nel brevissimo termine. Diciamo che esso sta a segnalare che qualcosa si muoverebbe nella giusta direzione. Non è poco per un asset in cerca di appigli tra l’incertezza più assoluta.