Non chiamatelo riarmo, termine indigesto al governo italiano, che preferisce parlare in modo più rassicurante di “difesa”. La sostanza è la stessa. L’Italia dovrà aumentare la spesa militare nei prossimi anni per adeguarsi al nuovo obiettivo concordato nell’Unione Europea, ovverosia di tendere al 3% del Pil. Ad oggi, siamo appena alla metà di tale percentuale. Occorrono fino a 30-35 miliardi di euro in più ogni anno. Una situazione straordinaria, che nei prossimi mesi potrebbe spingere il Tesoro ad emettere un apposito “BTp per la difesa”.
Più debito anche in Germania per il riarmo
La Germania, che da decenni è nota nel mondo per la sua proverbiale austerità fiscale, ha deciso tutto ad un tratto di destinare 900 miliardi di euro di deficit al riarmo tedesco e alle infrastrutture.
All’improvviso sono cambiate le regole del gioco, sebbene ieri in Parlamento l’ex premier Mario Draghi abbia ricordato quanto siano scarsi i margini di manovra per i conti pubblici di altri stati. Senza citarla, l’Italia era certamente tra questi per via del suo altissimo rapporto tra debito e Pil.
BTp per la difesa ennesimo bond retail
Ogni volta che si è presentata negli ultimi anni un’esigenza straordinaria, il Tesoro ne ha approfittato per rivolgersi direttamente ai suoi cittadini. Fu così con il lancio dei BTp Futura tra il 2020 e il 2021 per destinarne i capitali raccolti alla lotta contro il Covid. Subito dopo arrivarono i BTp Green per la lotta ai cambiamenti climatici. Successivamente e sotto l’attuale governo di centro-destra è stata la volta dei BTp Valore. L’obiettivo era e resta di incrementare la raccolta sul mercato retail domestico per sopperire alla mancata domanda della Banca Centrale Europea con i tassi di interesse in rialzo (prima) e ancora alti (adesso).
L’ultima emissione retail risale a meno di un mese fa. Il BTp Più è il bond del Tesoro con cedole crescenti e opzione di rimborso anticipato per i sottoscrittori, facente parte della famiglia dei Valore. La domanda è stata alta: 14,9 miliardi di euro. Il governo ha avuto conferma circa l’appeal che ancora riscuotono i titoli di stato, pur con rendimenti inferiori rispetto ai massimi toccati tra il 2023 e il 2024. Nelle ultime settimane, però, i rendimenti sono risaliti drasticamente proprio in conseguenza dell’annunciato riarmo europeo a debito. Il BTp a 10 anni è arrivato a sfiorare il 4% con il Bund vicino al 3%. Spread in calo, ma rendimenti assoluti in rimonta.
Tema sensibile e divisivo
Un BTp per la difesa sarebbe la chiamata patriottica per finanziare il riarmo senza fare eccessivo affidamento nell’immediato agli investitori istituzionali e stranieri. Operazione più complessa di quelle passate. Finché si tratta di propinare un indebitamento per fini sociali, è una cosa. Questa volta, però, il tema è molto divisivo. Gran parte degli italiani è contraria all’aumento delle spese militari, perché teme che ciò voglia dire prepararsi alla guerra. Nel migliore dei casi, ritiene che andrà a discapito della spesa sociale, tra cui sanità, scuola, pensioni e assistenza.
Non sarà facile per il governo convincere i cittadini che il riarmo serva e che non ridurrà altre voci di spesa. Non siamo alla consegna dell’oro alla Patria, ma servirà un plus di comunicazione. Al netto di tale riflessione, le emissioni del Tesoro stanno riacquistando appeal per via dei maggiori rendimenti. Se il BTp Più fosse stato emesso oggi, avrebbe dovuto offrire un rendimento di circa mezzo punto percentuale all’anno in più. Non a caso sul mercato secondario tratta sotto la pari, pur di poco e solo grazie alla scarsa offerta di queste prime settimane di negoziazioni.
Quando e quale BTp per la difesa
Le sembianze di un BTp per la difesa sarebbero tutte da vedere. Probabile la concessione di un’opzione di rimborso anticipato come per il BTp Più, unitamente alla fissazione di una cedola crescente. Similmente ai BTp Green, verrebbe pubblicata la lista delle spese da finanziare. Un modo per mostrarsi trasparenti e rassicurare circa gli obiettivi concreti perseguiti. Tutto questo quando? La prima occasione utile sarebbe in tarda primavera, a distanza di qualche mese dall’ultima emissione, con mercati ancora liquidi e rendimenti appetibili. Sempre che il governo voglia rimettersi alle famiglie anche in questa occasione.