In Germania la data di ieri è stata a suo modo storica. Il Bundestag ha approvato in prima lettura la riforma della Costituzione nel punto in cui limita il deficit allo 0,35% del Pil ogni anno. Il vincitore delle elezioni federali a febbraio e futuro cancelliere Friedrich Merz potrà così varare un aumento del debito tedesco stimato in 1.000 miliardi di euro entro 10 anni. Metà andrà a finanziare il riarmo, l’altra metà le infrastrutture. Una decisione che ha fatto il giro del mondo, essendo stati abituati per decenni alle politiche di austerità fiscale di Berlino.
Aumento debito tedesco fatto storico
Hanno votato a favore, pur con qualche defezione al loro interno, l’Unione cristiano-democratica, il Partito Socialdemocratico e i Verdi. Per l’occasione è stato convocato il Bundestag uscente prima che s’insedino i nuovi deputati eletti. Infatti, la maggioranza dei due terzi dei seggi necessaria per riformare la Costituzione mancherebbe con l’avvio della nuova legislatura dal 24 marzo prossimo.
L’aumento del debito tedesco è un fatto straordinario per dimensioni e significato politico. Merz, che è sempre stato un “falco” sui conti pubblici, riconosce la necessità che la Germania spenda di più per portare l’economia fuori dalla recessione e al contempo ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti sul tema della sicurezza. Una posizione che ha visto ieri protestare i deputati del BSW, il Movimento Sahra Wagenknecht della sinistra radicale. Hanno alzato in aria cartelli con su scritto “2025 come 1914: no ai crediti di guerra”.
Critiche anche da destra alla riforma costituzionale
Delusione tra i banchi dell’AfD, il partito dell’ultra-destra. Alexander Gauland, co-leader insieme ad Alice Weidel, ha dichiarato di essersi aspettato da Merz un cambiamento in direzione del centro-destra, mentre egli avrebbe sacrificato tutto ciò che di conservatore ancora esiste nella sua Unione.
Appoggio convinto al piano da parte del ministro della Difesa uscente, il socialdemocratico Boris Pistorius. Egli ha così sintetizzato il suo pensiero: “le minacce prima dello stato dei conti pubblici”. Ha ribadito l’importanza dell’alleanza transatlantica, pur sposando la battaglia di Merz per una maggiore autonomia sul fronte della sicurezza.
Ma ai tedeschi questo enorme aumento del debito piace? Ci hanno sempre spiegato che gli elettori in Germania tendano a punire persino a sinistra i partiti considerati poco responsabili in tema di conti pubblici. Ed è stato così finora, tanto che il pareggio di bilancio non è mai stato messo in seria discussione da nessuno ad oggi. La riforma del “freno al debito“, quindi, rappresenta una novità assoluta. E non tanto perché la norma fosse consolidata nel tempo – risale solamente al 2009 – quanto perché la modifica mette in dubbio uno dei capisaldi del sistema tedesco nell’ultimo secolo: la stabilità fiscale, ergo anche monetaria.
Consensi in calo per partiti pro-spesa
In campagna elettorale Merz non era stato esplicito sul punto. Si pensava che avrebbe aperto alla riforma costituzionale, ma è soltanto da dopo le elezioni che ha svelato il suo piano da 1.000 miliardi di deficit.
Come hanno reagito gli elettori? Facendo la media dei sondaggi negli ultimi 7 giorni, ieri emergeva quanto segue: rispetto ai risultati alle urne, l’Unione perderebbe appena un terzo di punto percentuale, l’SPD quasi lo 0,6% e i Verdi intorno allo 0,8%. Essendo i tre partiti che hanno votato a favore dell’aumento del debito, insieme registrano un calo dell’1,7%.
Quanto ai due partiti che hanno votato contro e che si ritrovano rappresentati anche nel nuovo Bundestag (BSW non ce l’ha fatta per pochissimi voti), abbiamo che l’AfD salirebbe dell’1,2% e la Linke, partito post-comunista, dell’1,7%. Totale: +2,9%. Troppo presto e poco per delineare una tendenza, anche se la risposta sembra “fredda” per i partiti che andranno al governo (Unione e SPD) con il sostegno dei Verdi sulla riforma. Non è detto che sia (soltanto) l’aumento del debito a indisporre i tedeschi. La quarta Grosse Koalition in 20 anni non entusiasma nessuno e bisogna considerare che già i risultati per i due principali partiti sono stati i più magri dal 1949 nel complesso.
Su aumento del debito Merz rischia grosso
Andano “all-in” sull’aumento del debito, Merz si sta assumendo un grosso rischio politico. Egli è il rappresentante dello schieramento che per cultura ha sempre rifiutato le politiche in deficit. Adesso, persino se ne fa interprete al posto della sinistra. Un cambio di paradigma improvviso e non spiegato durante la campagna elettorale, che può favorire l’ulteriore ascesa dell’AfD nei consensi. Le distanze si sarebbero già accorciate a poco più di 6 punti percentuali. Il futuro cancelliere dovrà sperare di raccogliere i frutti di questo maxi-indebitamento prima di portare a compimento la legislatura.
Se i tedeschi percepiranno solo un aumento del debito rispetto al Pil senza che le condizioni dell’economia siano nel frattempo migliorate significativamente, i costi della svolta sembreranno superiori ai benefici. Il primo problema di Merz consisterà nell’implementare al più presto la sua strategia. La Germania non è capace di spendere velocemente, abituata più a risparmiare. La burocrazia tedesca è mastodontica, poco “smart” e incline a rigidi controlli.
Tra gli annunci e i primi frutti raccolti potrebbero passare anni. Non è detto che gli elettori ne assegnerebbero altrettanti al prossimo cancelliere.