Un aspetto estremamente positivo del calcolo delle pensioni con il sistema contributivo è la facilità con cui si può determinare l’importo della pensione spettante. Questo metodo risulta decisamente più semplice rispetto al sistema retributivo. Un conto, infatti, è calcolare la pensione basandosi sugli ultimi anni di carriera e sugli stipendi percepiti, un altro è farlo considerando esclusivamente ciò che è stato effettivamente versato in contributi.
La notizia del giorno è che l’INPS, con il messaggio interno numero 914 del 2025, ha dichiarato che chi andrà in pensione nel 2025 avrà un assegno migliore rispetto a chi è andato in pensione negli ultimi anni.
Tuttavia, questa notizia sembra in contrasto con quanto accaduto a inizio anno, quando, dopo il consueto aggiornamento biennale dei coefficienti di trasformazione del montante contributivo, l’idea diffusa era quella di un peggioramento drastico degli importi delle pensioni.
Pensioni più alte nel 2025 o più basse? Dove sta la verità? A nostro avviso, il miglioramento degli importi delle pensioni, riportato da diversi quotidiani anche a tiratura nazionale e basato su un messaggio interno INPS, è in realtà controtendenza, perché di fatto le pensioni per chi accede nel 2025 sono diminuite rispetto al 2024.
Pensioni più alte a chi ci va nel 2025? Perché lo dice l’INPS ma non tutti sono d’accordo
Chi andrà in pensione quest’anno avrà una migliore rivalutazione del montante contributivo. È questa la base della posizione attribuita all’INPS da alcuni quotidiani, da cui emerge che vi sarebbero pensioni più alte per chi accede nel 2025. Ricordiamo che il montante contributivo corrisponde al totale dei contributi versati da un lavoratore nel corso della sua carriera lavorativa.
Si tratta, ad esempio, della somma di tutti i contributi mensilmente versati in busta paga da un lavoratore dipendente con aliquota al 33%. Prima di essere moltiplicato per i coefficienti di trasformazione, il montante contributivo viene rivalutato secondo il tasso di inflazione. Che, stando alle recenti notizie di stampa, attualmente è del 3,66%.
Questa sarebbe quindi la percentuale di rivalutazione del montante contributivo. In concreto, 100.000 euro diventano 103.660, 200.000 euro diventano 207.320 e così via. In sintesi, il tasso di rivalutazione annuo nel 2024 è stato di 1,036622, mentre nel 2023 era di 1,023082.
I coefficienti abbassano le pensioni 2025 rispetto al 2024
La realtà è che nel 2025 i coefficienti di trasformazione sono cambiati e questo è un dato su cui non esistono molti dubbi. A 67 anni, il montante contributivo rivalutato era moltiplicato per il 5,723% nel 2024, mentre nel 2025 tale percentuale scende al 5,608%. Ciò significa che, nell’esempio precedente, un montante di 200.000 euro rivalutato a 207.320 euro generava nel 2024 una pensione annua di 11.864,92 euro, mentre nel 2025 scende a 11.626,51 euro. Di conseguenza, maggiore è il montante accumulato, maggiore risulta la perdita sulla pensione finale.
Deve essere sottolineato che il peggioramento dei coefficienti non riguarda esclusivamente l’età pensionabile di 67 anni. Ad esempio, per un pensionamento a 64 anni con un montante contributivo di 400.000 euro, la pensione annua nel 2024 era di 20.736 euro, mentre nel 2025 è di 20.352 euro.
Dato che l’aspettativa di vita della popolazione italiana è cresciuta, i coefficienti, che si aggiornano ogni due anni proprio sulla base di questa aspettativa, sono peggiorati.
Solo in fasi eccezionali, come ad esempio durante la pandemia, questi coefficienti hanno conosciuto un miglioramento. Infatti, per ragioni legate alla spesa pubblica, più a lungo vive la popolazione, più basse saranno le pensioni erogate.