Vive al Nord, ha un contratto di lavoro stabile e un reddito tra i 28mila e i 50mila euro. È questo il ritratto del padre che usufruisce del congedo di paternità in Italia, debutta così il comunicato stampa dell’INPS, di concerto con Save the children, con il quale, in occasione della festa del papà, vengono messi in evidenza i dati sull’utilizzo del concedo di paternità negli ultimi anni.
Ad usufruire maggiormente del congedo sono i padri che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato (circa il 70%), a fronte di quanti ne hanno uno a tempo determinato (il 40%) o di quelli con contratti a termine, come gli stagionali (il 20%).
Vediamo nello specifico chi è il papà tipo che usufruisce del concedo di paternità e soprattutto in quale zone specifiche se ne fa maggiore utilizzo.
Prima però, facciamo un cenno al congedo di paternità.
Il congedo di paternità
Il congedo di paternità è un congedo obbligatorio di dieci giorni (art. 27-bis, T.U. maternità/paternità, d.lgs. 151/2001 come aggiunto dal D.Lgs 105/2022). In caso di parto plurimo, la durata del congedo è aumentata a 20 giorni lavorativi.
I destinatari sono i padri lavoratori dipendenti, privati e pubblici, anche adottivi e affidatari.
Sono esclusi: i padri lavoratori autonomi; gli iscritti alla Gestione Separata. Tuttavia è previsto un mini congedo parentale per gli autonomi.
È possibile fruire del congedo obbligatorio della durata di dieci giorni lavorativi:
- due mesi prima la data presunta del parto fino ai cinque mesi successivi alla nascita (o dall’ingresso in famiglia/Italia in caso di adozioni nazionali/internazionali oppure dall’affidamento o dal collocamento temporaneo);
- durante il congedo di maternità della madre lavoratrice.
Le disposizioni si applicano agli eventi, avvenuti dal 13 agosto 2022 (giorno di entrata in vigore del d.lgs. 30 giugno 2022, n. 105), di: parto; adozione; affidamento
Indicazioni rinvenibili sul portale INPS.
Il congedo consente al lavoratore di ottenere un’indennità giornaliera pari al 100% della retribuzione.
Il trattamento economico e normativo è determinato ai sensi dell’articolo 22, commi 2-7, e dell’articolo 23 del Testo Unico. Il trattamento previdenziale è quello previsto dall’articolo 25 del Testo Unico.
Per il computo dei 10 giorni (20 in caso di parto plurimo), devono essere computate e indennizzate le sole giornate lavorative.
Festa del papà. I dati INPS aggiornati sul congedo parentale
Introdotto in Italia nel 2012, il congedo di paternità, che ha lo scopo di favorire la condivisione della cura e il legame tra padri e figli, si è gradualmente allungato fino ad arrivare agli attuali 10 giorni.
Anche il suo utilizzo è cresciuto nel tempo, passando dal 19,2% dei padri aventi diritto nel 2013 al 64,5% nel 2023; una crescita che è stata più marcata nei primi anni e più contenuta negli ultimi, con una differenza di soli 0,5 punti percentuali tra il 2023 e il 2022. Sono quindi più di 3 padri su 5 a utilizzarlo, ma con notevoli differenze che dipendono sia dal territorio dove si risiede, sia dalla dimensione aziendale, che dal tipo di contratto lavorativo.
Ad usufruire maggiormente del congedo sono i padri che hanno un contratto di lavoro a tempo indeterminato (circa il 70%), a fronte di quanti ne hanno uno a tempo determinato (il 40%) o di quelli con contratti a termine, come gli stagionali (il 20%).
Il tasso di utilizzo più alto si osserva tra i padri che hanno un reddito compreso tra i 28mila e i 50mila euro (83%), mentre cala leggermente tra quanti hanno un reddito annuo superiore ai 50mila euro (80%). Tra i redditi più bassi scende ulteriormente, attestandosi al 66%, tra quanti hanno un reddito compreso tra i 15mila e i 28mila euro annui.
Anche la dimensione aziendale sembra influire sull’utilizzo del congedo di paternità: la percentuale dei padri che ricorrono a tale strumento è infatti doppia tra quanti lavorano in aziende con più di 100 dipendenti (80%), rispetto a chi lavora in aziende con meno di 15 dipendenti (40%).
I dati territoriali
Come riportato nel comunicato stampa sul congedo di paternità, l’uso del congedo di paternità non è omogeneo sul territorio nazionale.
In particolare:
- al Nord, viene utilizzato dal 76% dei padri aventi diritto,
- una percentuale quasi doppia rispetto quella osservata al Sud e nelle Isole (44%),
- mentre al Centro lo utilizza il 67% di loro.
A livello regionale, la sua fruizione va dalla percentuale più bassa della regione Calabria a quella più alta della regione Veneto.
Al Nord, le regioni presentano tutte tassi di utilizzo uguali o superiori al 70% (Veneto 79%, Friuli Venezia-Giulia 78%, Emilia-Romagna 76,5%, Lombardia 76,4%, Trentino Alto Adige 75,9%, Piemonte 74,6%, Valle d’Aosta 70%), ad eccezione della Liguria che registra il 64,3%.
Invece al Centro è il Lazio la regione che segna il tasso più basso (63,2%), mentre Umbria (73,7%), Marche (71,6%) e Toscana (70,8%) presentano percentuali vicine a quelle delle regioni settentrionali.
Al Sud e nelle isole, l’uso del congedo di paternità supera il 50% in Abruzzo (64,9%), Sardegna (58,1%), Basilicata (56,5%), Molise (54,1%), Puglia (51%), mentre tassi decisamente più bassi si osservano in Sicilia (39,4%), Campania (39,1%) e Calabria, con quest’ultima fanalino di coda (35,1%).
Riassumendo.
- Identikit del padre che usufruisce del congedo: Vive al Nord, ha un contratto a tempo indeterminato (70%) e un reddito tra 28mila e 50mila euro.
- Caratteristiche del congedo di paternità: Obbligatorio per 10 giorni lavorativi (20 in caso di parto plurimo), riservato ai lavoratori dipendenti, con un’indennità del 100% della retribuzione.
- Crescita nell’uso del congedo: Dal 19,2% nel 2013 al 64,5% nel 2023, con una crescita più marcata nei primi anni e stabilizzazione recente.
- Fattori che influenzano l’uso: Maggior adesione tra lavoratori con redditi tra 28mila e 50mila euro (83%), impiegati in aziende con più di 100 dipendenti (80%) rispetto a quelle con meno di 15 dipendenti (40%).
- Differenze territoriali: Maggior utilizzo al Nord (76%), seguito dal Centro (67%), mentre il Sud e le Isole mostrano percentuali più basse (44%), con Calabria fanalino di coda (35,1%) e Veneto in testa (79%).