Ekrem Imamoglu, sindaco di Istanbul dal 2019, è stato arrestato nel corso di una retata che ha coinvolto un centinaio di persone. Il politico, classe 1970 ed esponente del Partito Popolare Repubblicano all’opposizione del presidente Recep Tayyip Erdogan, è una figura di spicco nel Paese e quasi certamente si sarebbe presentato alle prossime elezioni presidenziali in programma nella primavera del 2028. I bond turchi hanno reagito molto negativamente alla notizia, cedendo lungo la curva della scadenze sia in valuta locale che in dollari ed euro. Pesante il crollo della Borsa di Istanbul, le cui contrattazioni nella prima mattinata sono state sospese per eccesso di ribasso.
Imamoglu oppositore di Erdogan
Malissimo la lira turca, che arretra del 6,50% contro il dollaro a un tasso di cambio di 39,09 mentre scriviamo. Numeri che rievocano recenti crisi di credibilità per il sistema anatolico. Le accuse contro Imamoglu sono di avere piazzato uomini del Pkk (partito terrorista curdo) in posizioni amministrative e di corruzione. L’uomo aveva vinto per la prima volta le elezioni a sindaco della Città Metropolitana di Istanbul nel marzo 2019, ma i risultati furono annullati per presunti brogli. Il voto venne ripetuto qualche mese dopo e rivinse Imamoglu, che nel 2024 otteneva il suo secondo mandato.
Nei giorni scorsi gli era stata ritirata la laurea per presunte irregolarità, una decisione che rischiava già di escluderlo dalle elezioni presidenziali, essendo obbligatorio per i candidati possedere tale titolo di studio. Il tonfo dei mercati, ai danni anche dei bond turchi, appare più che giustificato. C’è la sensazione che Erdogan voglia anticipare la data del voto per potersi ricandidare per una terza volta e in barba al limite del doppio mandato.
Ciò rischia di porre fine alla politica monetaria e fiscale ortodossa adottata sin dalla rielezione del maggio 2023.
Bond turchi in calo
Ricordiamo che ancora oggi l’inflazione in Turchia resta al 39% e i tassi di interesse sono stati tagliati ad inizio marzo al 42,50%. I bond turchi in lire offrivano ieri il 26,40% a fine seduta per la scadenza a 10 anni. Adesso, il rendimento risulta rimbalzato di oltre l’1%. La scadenza in dollari del 15 gennaio 2030 e cedola 11,875% (ISIN: US900123AL40) è arrivata a sfiorare il -1% nella mattinata, mentre quella del 14 febbraio 2034 con cedola 8% (ISIN: US900123AT75) arretra dell’1,38% ad una quotazione di poco superiore a 106. Più pesante il crollo sul tratto lungo: la scadenza di maggio 2047 con cedola 5,75% (ISIN: US900123CM05) segna -3,65% a 75,50 centesimi. Giù anche le scadenze in euro, tra cui quella del 21 maggio 2030 con cedola 5,875% (ISIN: XS2790222116) a -1%.
Ricordiamo che i bond turchi hanno rating “non investment grade”: BB- con outlook stabile per S&P e Fitch, B1 con outlook positivo per Moody’s. I CDS a 5 anni, che segnalano il rischio sovrano percepito dagli investitori, prima di oggi si attestavano a 256 punti, meno della metà dei 550 punti del maggio 2023, prima della rielezione di Erdogan. L’apice fu raggiunto nel luglio del 2022 a 908 punti.