Titoli di stato francesi al 3,4%

Dopo aver bersagliato la Grecia e l'Italia, la speculazione tenta di spostarsi in Francia. Complice un "errore" di valutazione di Standard & Poor's, il rendimento dell'Oat decennale ha superato il 3,4% e lo spread col bund tedesco si è allargato fino a 170 punti
13 anni fa
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RENDIMENTO TITOLI DI STATO FRANCESI IN AUMENTO – La speculazione si sposta verso Ovest. A ben guardare i mercati finanziari dal satellite, sembra di assistere un bollettino meteo dove la tempesta finanziaria quest’anno, dopo aver distrutto le coste irlandesi e portoghesi lambendo per un momento quelle spagnole, si è abbattuta, prima sulla Grecia distruggendo tutto e poi sull’Italia. I meteorologi adesso annunciano che la perturbazione si sta spostando verso la Francia, ma ha già perso molta della sua forza iniziale e non farà vittime.

Di fatto, in Italia le annunciate dimissioni del premier Berlusconi e il probabile incarico di formare un nuovo governo a Mario Monti, personalità di spiccata autorevolezza in ambito europeo, stanno ridando fiato ai mercati con le tensioni sui titoli di stato italiani che sembrano stemperarsi.

 

SPREAD BTP BUND IN DISCESA: SI TORNA A RESPIRARE – Il differenziale di rendimento fra i titoli di stato italiani e quelli tedeschi di riferimento sta gradualmente scendendo, col Btp decennale che adesso rende meno del 7%, attestandosi al di sotto del livello di guardia fissato dalle autorità monetarie e finanziarie. Si è invece allargato fino a 170 punti base il differenziale fra i titoli di stato francesi (Oat) e quelli tedeschi. Numeri che per l’Italia sarebbero più che onorevoli, ma che per i francesi, che cercano di rimanere aggrappati alla AAA di rating delle agenzie internazionali, suonano come un campanello di allarme. Del resto la Francia, tramite le sue banche, è molto esposta verso il debito pubblico greco che è stato decapitato del 50% dall’Unione Europea e il sistema creditizio si è indebolito. Se a ciò aggiungiamo anche i 300 e rotti miliardi di Btp italiani detenuti dai francesi, il cui prezzo è sceso improvvisamente in questi ultimi mesi, la preoccupazione aumenta.

 

RATING FRANCIA E’ TRIPLA A NEL BREVE. ANZI NO. IL GIALLO DI S&P

Così, in un clima teso come una corda di violino, la speculazione la fà da padrona.

L’agenzia di rating standard & Poor’s, al centro di forti critiche a livello mondiale per aver declassato il rating degli Stati Uniti e per aver probabilmente abusato della sua posizione infatti nei confronti dell’Italia, ne ha combinata un’altra. Ieri, in una giornata difficile per il mercato dei titoli di stato francesi, sono circolate voci di su un imminente e possibile sviluppo negativo sulla Francia. Cioè, perdita della tripla AAA, voto che conferisce la massima affidabilità del merito creditizio del debito. Successivamente S&P ha riconosciuto di aver commesso un errore, diffondendo un comunicato che poteva essere frainteso come l’annuncio di una variazione di rating della Francia, confermando nel contempo la AAA ai transalpini. Ma è del tutto evidente che ormai il latte era stato versato e chi doveva speculare, l’ha fatto ad arte. Il presidente Sarkozy, che non viaggia certo sulla cresta dell’onda nel suo paese dopo la seconda manovra di austerità annunciata dall’Eliseo, è andato su tutte le furie annunciando – come riportato da “Le Monde” – l’apertura di un’inchiesta nei confronti dell’agenzia americana di rating (proprio come era successo per l’Italia). Così il costo dei CDS (Credit default swaps) sugli Oat è subito balzato verso l’alto, mentre la Commissione europea ha spronato la Francia a fare di più sul versante del rigore di bilancio, mettendo in discussione la capacità del paese di centrare gli obiettivi di risanamento previsti sul 2013.

 

RENDIMENTI PIù ALTI E MERCATI PIù INSTABILI?

E’ comunque più che evidente che la forza della speculazione internazionale, dietro la quale si muovono magistralmente le banche, si sta smorzando e non troverà di certo terreno fertile in Francia. Tutto a posto quindi? Per niente, è il commento secco di un analista di Barclay.

I rendimenti dei titoli di stato italiani non torneranno ai livelli dello scorso anno e forse non ci dovevano stare neanche prima. Per l’Italia, con un debito pubblico che sfiora i 1.900 miliardi di euro – prosegue l’analista – e una crescita media a passo di lumaca da almeno 10 anni, da quando è stato introdotto l’euro, era un fatto anomalo vedere gli interessi a breve sul debito pubblico compresi fra l’1% e il 2%. L’unione monetaria e il ruolo della BCE hanno cercato di rendere i tassi omogenei in tutta l’area dell’UE, cosa che non poteva reggere a lungo. Per quanto riguarda l’Italia – aggiunge uno strategist di BNP Paribas – difficilmente torneranno i rendimenti dello scorso anno e probabilmente si assesteranno col tempo e con le riforme intorno al 4-5%. Ma questo sarà solo un bene se alle misure di austerità seguirà anche una riduzione dello stock di debito, perché i risparmiatori torneranno ad acquistare i propri titoli pubblici, come una volta, sostenendo così il proprio paese. Del resto chi acquistava Bot all’1% quando il mercato offriva valide alternative più remunerative per il proprio capitale? In prevalenza sono stati gli istituzionali e i fondi, quelli che – guarda caso – hanno scatenato la bufera finanziaria nel 2011.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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