MENO BOT E INVESTIMENTI IMMOBILIARI E PIU’ BUONI FRUTTIFERI DI POSTE ITALIANE – La crisi che si è abbattuta sul nostro paese, condita amaramente dalle purghe della manovra finanziaria di Monti e di quella di Tremonti, sta allontanando poco alla volta i risparmiatori dai mercati obbligazionari e dei titoli di stato per rifugiarsi sui risparmi postali. Anche il classico mattone, considerato il bene rifugio per eccellenza, pur restando l’investimento prediletto degli italiani, ha perso appeal soprattutto a causa degli elevati costi di gestione degli immobili e dalla recente introduzione dell’IMU.
RENDIMENTO BUONI FRUTTIFERI POSTALI INFERIORE A QUELLO DI BOT E BTP
Il cavallo di battaglia tradizionale delle Poste è rappresentato dai buoni fruttiferi postali, titoli emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti, garantiti dallo Stato e collocati in esclusiva da Poste Italiane.
BUONI FRUTTIFERI COMMISSIONI ZERO E TASSE BASSE
Secondo una stima di Bankitalia (i dati definitivi saranno resi noti più avanti), il 2011 dovrebbe chiudersi con un incremento del 3-4% di sottoscrizione di buoni fruttiferi postali, rispetto al 2010. A spingere i risparmiatori verso questa forma di investimento sono state essenzialmente le riforme legislative che hanno interessato direttamente il risparmio delle famiglie, come il mantenimento della tassazione al 12,50% degli interessi su buoni postali che a partire dal 2012 saliranno al 20% per tutti gli altri prodotti finanziari (esclusi i titoli di stato), e l’abbassamento della soglia di circolazione del contante a 1.000 euro che sta spingendo verso la chiusura di migliaia di libretti postali al portatore favorendo la sottoscrizione dei buoni fruttiferi postali indicizzati all’inflazione. I BPFi sono diventati infatti lo strumento preferito dei correntisti postali e delle famiglie italiane che spesso, soprattutto nei piccoli paesi dove non è presenta la filiale della banca, si rivolgono all’ufficio postale per affidare i loro risparmi dall’inflazione e dal carovita (a differenza degli altri strumenti finanziari, la sottoscrizione dei buoni fruttiferi non comporta commissioni).
IMPOSTA DI BOLLO BUONI FRUTTIFERI POSTALI ESCLUSI?
Ma v’è di più. I buoni fruttiferi postali, non essendo collegati a un deposito titoli, dovrebbero essere esentati anche dalla nuova imposta di bollo che dal prossimo anno andrà a colpire gli strumenti finanziari nella misura complessiva dello 0,10% dei depositi. Il condizionale è d’obbligo poiché il recente decreto del governo Monti non ha chiarito se l’imposta sarà applicata o meno anche a questa forma di investimento, parlando genericamente di “tutti gli strumenti finanziari”, ma alcuni esperti hanno già detto che sarà praticamente impossibile estendere l’imposta di bollo anche ai buoni postali e, non essendoci precedenti, non si può sapere se e come sarà applicata la nuova tassazione. L’urgenza del provvedimento sta generando molta confusione fra i risparmiatori italiani, confusione che potrà risolversi solo con chiarimenti nel decreto stesso in fase di approvazione in Parlamento o, più probabilmente, con una circolare dell’Agenzia delle Entrate. Tuttavia – commenta un funzionario della direzione finanziaria del Bancoposta di Milano – in un momento come quello attuale, caratterizzato da una forte instabilità dei mercati finanziari, ai risparmiatori sembra importare poco di questa nuova imposta, quello che conta è mettere al sicuro i propri risparmi e puntare su strumenti che offrono un rendimento sicuro, anche se non particolarmente elevato, alleggerendo al contempo i depositi presso le banche che potrebbero anche ritrovarsi in crisi di liquidità se la crisi dovesse peggiorare.
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