La farsa dello spread e la manipolazione dei tassi

Il problema non sono i Btp italiani, ma i Bund tedeschi che sono stati gonfiati a regola d'arte. I banchieri falliti spostano denaro per distorcere i rendimenti obbligando i governi a imporre nuove tasse
12 anni fa
6 minuti di lettura

Siamo alla vigilia dell’ultima tornata mensile di aste di titoli di stato italiani fra luci e ombre sulla tenuta delle finanze pubbliche, complice la crisi di governo. Almeno questo è ciò che ci fanno credere. Colpa dello spread btp bund che non scende, strumento di ricatto preferito dai banchieri-massoni per imporre con la forza le loro volontà, sotto le mentite spoglie del rigore politico o dell’austerity imposta da Bruxelles. Un’illusione venduta ad arte al popolo bue da giornalisti leccapiedi asserviti al potere bancario e che ci mostra il bicchiere mezzo vuoto, anziché mezzo pieno.

E’ così da anni in politica e ancora di più in finanza dove le carte vengono mischiate, nascoste, capovolte e truccate, a seconda dei casi, da abili prestigiatori televisivi o da direttori di giornali nominati dalle lobby o dai partiti e stipendiati coi soldi delle nostre tasse. Così viviamo in un mondo surreale costellato di vacue speranze dove si fa e si agisce secondo quello che ci dice la TV la quale ci mostra una realtà capovolta o quantomeno distorta, mentre la verità viene abilmente nascosta. Non che tutto vada a gonfie vele, anzi i problemi economici ci sono eccome, ma forse il diavolo non è poi così brutto come lo si dipinge. Ma allora come stanno veramente le cose?

 

Crisi banche: in nome dello spread, gli istituti hanno ricattato gli italiani abusando dello Stato per risanare i conti

 

Se chiedete a un americano quanto vale un dollaro, prima vi guarderà in faccia per capire se state delirando e poi vi risponderà: “come? … Un dollaro vale un dollaro”. Se, invece chiedete a un europeo quanto vale un euro, vi dirà che vale un dollaro e trenta. Chi la racconta giusta? Lo stesso discorso vale per lo spread. Se chiedete a un tedesco quanto vale questo maledetto indicatore, vi guarderà attonito, ma se lo chiedete a un italiano vi dirà puntualmente 330 o 350.

E’ la normale conseguenza all’assuefazione mediatica. Cosa significa? Essenzialmente che stiamo vivendo in un mondo fatto di illusioni create ad arte dalla finanza (che in sostanza si riduce a dieci-dodici banche europee) che deve risanare i conti di un sistema bancario fallito, marcio fino al midollo, corrotto e colluso con la politica anch’essa andata ormai in malora. Dalla Bankia spagnola alla Deutsche Bank tedesca, passando per il Monte dei Paschi di Siena, il passo è breve: i banchieri hanno nascosto buchi di bilancio dopo aver prestato soldi a destra e sinistra senza averne in cassa. Il sistema bancario europeo sta così affondando sotto il peso delle proprie sofferenze accumulate negli anni e quello italiano, costituito da circa 200 miliardi di euro di crediti incagliati o inesigibili (dati de Il Sole 24 Ore), non è di certo da meno come, al contrario, i giornali strombazzano e il banchiere Corrado Passera travestito da Ministro del Sottosviluppo Economico si sforza di farci credere. Solo Unicredit e Intesa San Paolo hanno in pancia più di due terzi di questa voragine vulcanica. E peggio vanno le banche spagnole. Il sistema bancario europeo, dunque, si è inventato la farsa dello spread per terrorizzare i cittadini cavalcando con fermezza il vento della crisi economica e costringendo il governo italiano a imporre assurdi sacrifici al sistema previdenziale e un aumento esasperato delle tasse in nome del risanamento del debito pubblico (col beneplacito della Chiesa che quando sente parlare di “sacrifici” non si tira certo indietro). Debito al quale non frega niente a nessun politico di turno perché l’obiettivo non è politico, ma finanziario: far risalire i prezzi dei titoli di stato che le banche hanno comprato e usano come collaterale per farsi prestare soldi dalla Bce.
L’evidenza è sotto gli occhi di tutti: dopo 13 mesi di governo del banchiere Mario Monti (Bilderberg, Goldman Sachs, Trilateral), su mandato irrevocabile della Bce, le entrate fiscali sono volate verso l’alto per la gioia dello sceriffo Attilio Befera all’Agenzia delle Entrate. Ma il debito pubblico italiano non è diminuito neanche di un centesimo, anzi è aumentato ancora. Ma allora i soldi dove sono finiti? Qualche professore adesso ce lo dovrà spiegare prima di lasciare Palazzo Chigi.

 

Cosa è lo spread? Chi lo determina? Cosa lo fa salire o scendere?

 

Lo spread prende a riferimento la differenza dei titoli di stato decennali europei con quello tedesco di eguale durata. Fin qui, nulla da eccepire come base di calcolo, ma un’osservazione va fatta: siamo proprio sicuri che i titoli di stato tedeschi siano inossidabili e costituiscano un punto fermo su cui potersi affidare? Quali garanzie abbiamo per prendere come riferimento in senso assoluto il bund decennale tedesco? In un contesto di rallentamento della crescita economica in Europa, e recentemente anche in Germania, è sbagliato dare tutto questo peso allo spread. Lo dicono gli economisti: non è un metro di misura corretto. Ma l’obiettivo – come detto – è quello di far risalire le quotazioni dei titoli di stato dei paesi europei periferici per permettere alle banche di scaricarli o di metterli a bilancio senza svalutarli allo scopo di chiedere soldi a buon mercato alla Bce, cioè ai cittadini europei (vedi recente piano di salvataggio delle banche spagnole). Si manipolano così i tassi per favorire banchieri con le pezze al sedere tramite giochi di prestigio sui titoli di riferimento. La Germania (è dimostrato) per tenere bassi i propri tassi d’interesse sul bund decennale obbliga la Bundesbank a comprare titoli di stato che il mercato non riesce ad assorbire dato che non tutti gli investitori sono disposti a prestare soldi alla Merkel a costo zero. Anzi, sono sempre meno. In questo modo il Ministero del Tesoro tedesco tiene allargati gli spread coi titoli di stato dei paesi periferici costringendo i rispettivi governi a spremere i cittadini con nuove tasse e varando al contempo politiche di terrore contro gli evasori.

Al resto pensano le agenzie di rating e la stampa, strumenti surrogati di banchieri avidi e prepotenti. A titolo di esempio, il future sul Bund vale oggi 143 euro (vedi grafico sopra), il 19% in più rispetto a due anni fa, mentre il Btp decennale italiano rende circa il 4,40%, esattamente come nel 2010. Non è quindi solo colpa dell’Italia se lo spread sale, ma anche e soprattutto delle banche che spostano volutamente enormi masse di denaro in Germania. E poco importa se ci rimettono un punto in termini di rendimento sui titoli tedeschi, perchè ne guadagnano almeno tre su quelli italiani.

 

Come i tassi di riferimento tedeschi vengono manipolati e perchè lo spread è un indicatore non corretto

 

Le grosse banche tedesche e francesi che sono piene di titoli di stato italiani possono quindi confidare in un recupero dei prezzi dei Btp per poi scaricarli sul mercato realizzando le dovute plusvalenze che servono per tentare di ripianare i disastrati bilanci. Una speculazione finanziaria perversa che strumentalizza il potere politico e che si serve dello spread per tenere alta una tensione sui mercati finanziari che in realtà non esiste. Questo è dimostrabile anche col fatto che solo nel 2009, quando il pil italiano crollò del doppio rispetto al 2012, lo spread Btp/Bund era a 120 punti e il debito pubblico non era tanto diverso da quello attuale. Addirittura, prima del 2008 lo spread era praticamente inesistente e la crisi era già scoppiata. Il minimo è stato toccato il 3 Luglio 2003 a 3,9 punti, mentre la media precedente al giugno 2008 era pari a 24 punti. I “guai” sono iniziati ad arrivare nel 2008 quando le banche americane hanno cominciato a saltare sotto il peso dei mutui subprime. Cosa è cambiato da allora? E’ cambiato solo il prezzo dei titoli di stato, e in particolare il loro differenziale di rendimento: lo spread appunto. Ma a conti fatti, i rendimenti attuali dei titoli di stato decennali sono sostanzialmente in linea con la media storica di lungo periodo che si assesta intorno al 4,5%. Il dato eccezionale riguarda il rendimento del bund tedesco il quale, rimane a livelli ampiamente inferiori al tasso d’inflazione. E questa è senza dubbio la forte anomalia frutto della più grossoa speculazione finanziaria di inizio secolo.

 

Lo spread sale prima delle aste dei titoli di stato per scendere subito dopo

Il bund viene artificialmente gonfiato dalle banche tedesche in particolare dalle casse di risparmio che sono piene di debiti per far apparire il Btp a sconto. Così le banche acquistano titoli di stato prima delle rispettive aste pubbliche del Tesoro (coi soldi della Bce presi a prestito all’1%), i prezzi salgono, gli spread scendono, i risparmiatori fiduciosi comprano e le banche scaricano. Un refrain a cui siamo ormai abituati da un paio di anni, da quando la crisi del mercato immobiliare ha messo a nudo tutte le storture e le inefficienze di un sistema bancario fallito ma che in Europa non lo si vuol far fallire (a differenza degli USA). Sperando che il giochino non si interrompa, altrimenti sono guai. La recente crisi di governo dei banchieri in Italia ha subito fatto scattare l’allarme rosso ai piani alti delle istituzioni bancarie internazionali e l’agenzia di rating Standard & Poor’s si è subito prodigata a minacciare di abbassare il rating della penisola (solo due mesi fa aveva promosso gli sforzi economici fatti sotto il governo Monti). Mentre il banchiere ministro Passera si è detto preoccupato per i futuri sviluppi politici del paese e per un ritorno al passato. Insomma, continuano a prenderci in giro. Ma quanto potrà durare ancora?

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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