Quanto ci costano le telefonate dei parlamentari? E’ chiaro che deputati e senatori necessitino del cellulare per questioni lavorative ma quello che è meno logico è che la legge prevede che “i deputati dispongono di una somma annua di 3.098,74 euro” e che il rimborso mensile per le chiamate dei senatori sia di oltre 500 euro. Moltiplicando questa cifra per i 630 deputati e 315 senatori si arriva a 4 milioni l’anno (ovvero circa 20 milioni di euro a legislatura). E’ evidente che, con le offerte attualmente sul mercato, si potrebbe risparmiare una cifra considerevole semplicemente prevedendo abbonamenti telefonici all inclusive.
Rimborsi chiamate: una bolletta salata
Resta il fatto che con tutti gli operatori telefonici qualsiasi privato cittadino oggi può stipulare un abbonamento che includa telefonate verso mobili e fissi spendendo non più di 69 euro al mese. Le tariffe aziendali per i clienti business sono anche più economiche. L’attuale normativa quindi comporta uno spreco che oscilla tra i 16 e 18 milioni a legislatura. Verosimilmente molti deputati e senatori sottoscrivono questo tipo di contratti: se spendono una trentina di euro al mese per il cellulare cosa ne fanno dall’altra parte del rimborso previsto? Le spiegazioni che i politici danno di questi rimborsi a forfait sono divergenti: alcuni precisano che la cifra include anche il rimborso chiamate dello staff, altri tirano in ballo la bolletta delle linee fisse etc. Il dato di fatto è che accordi tra Montecitorio e Palazzo Madama e uno qualsiasi degli operatori telefonici in Italia permetterebbero un risparmio del 90% ma ad oggi non ne è stato fatto nemmeno uno. Insomma: le chiamate dei politici non fanno scandalo solo quando vengono intercettate ma già nel momento stesso in cui un senatore o un deputato preme la cornetta verde.