L’Irlanda si dimostra l’economia più dinamica dei Pigs e dopo avere subito la seconda recessione in cinque anni, adesso sembra avviarsi alla ripresa e uscire dalla crisi. L’Ufficio centrale di statistica di Dublino comunica, infatti, che il pil è cresciuto dello 0,4% nel secondo trimestre su base congiunturale, ossia relativamente ai primi tre mesi dell’anno, quando si era avuto un calo dello 0,6%. Su base annua, invece, il pil è diminuito dell’1,2%, più dello 0,9% registrato nel primo trimestre. In ogni caso, si è trattato del primo dato positivo dal secondo trimestre del 2012.
Nonostante la notizia sia positiva, il consensus era per una crescita congiunturale dell’1%, mentre la mediana delle stime Reuters era dello 0,8%. Il risultato inferiore alle attese rappresenta un problema per il governo di coalizione, che difficilmente potrà centrare l’obiettivo di una crescita dell’1,3% per quest’anno.
E i piani del ministro delle Finanze, Michael Noonan, potrebbero subire adesso variazioni. Il governo si era mostrato intenzionato a presentare una legge di bilancio un pò più flessibile per il 2014. Invece, i numeri di questa mattinata lascerebbero poco spazio per alleggerire la manovra da 3,1 miliardi sull’anno prossimo, composta da tagli e aumenti delle imposte.
Deficit Irlanda ancora molto elevato
Anche perché l’Irlanda presenta un deficit molto elevato, esploso al 32% del pil nel 2010, per via del tracollo bancario e finanziario della ex tigre celtica. E l’esecutivo sta per ricevere l’ultima tranche di aiuti della Troika (UE, BCE e FMI), in previsione di un ritorno sui mercati per il rifinanziamento del debito. Le prime emissioni di questa estate hanno riscontrato un clima positivo tra gli investitori, anche perché Dublino si è dimostrata ad oggi la capitale più affidabile dei Pigs, con riguardo all’attuazione dei piani di austerità richiesti dall’Europa e dal Fondo Monetario.
Ma un aiuto potrebbe arrivare sul fronte dei conti pubblici irlandesi proprio dall’Europa, dove i tecnici della Commissione stanno studiando un metodo di calcolo nuovo del deficit strutturale, che dovrebbe consentire ai paesi con alti tassi di disoccupazione (Grecia, Spagna, Irlanda, Portogallo e Cipro) di usufruire di maggiori margini per il computo delle spese.