Rendite finanziarie al 26%? Portate i soldi all’estero!

Cresce il numero dei residenti che detengono attività finanziarie oltre confine. Esportare capitali è lecito, ma va dichiarato, e i vantaggi non sono pochi
11 anni fa
4 minuti di lettura

Si dice che per guadagnare in borsa bisogna seguire i movimenti dei grandi investitori. Facile a dirsi, molto più difficile a realizzarsi. Ma in campo fiscale la cosa è abbastanza chiara.

Le multinazionali, le grosse finanziarie, i fondi d’investimento, hanno tutti sede fiscale in Lussemburgo, dove la legge del Gran Ducato consente alle società straniere di pagare meno tasse su utili e interessi rispetto al resto d’Europa. E il Lussemburgo è un paese membro dell’Unione Europea! Quell’Unione alla quale il governo ipocrita della larghe intese guidato da Matteo Renzi dice di volersi uniformare introducendo nuove tasse per abbatte quelle vecchie.

La parola, magica diffusa dai media di partito a coronamento di questa scellerata imposta, si chiama “armonizzazione delle rendite finanziarie”, quasi a voler equiparare il livello di tassazione italiano a quello degli paesi europei, senza manco sapere che, in termini reali, siamo già oltre alla media europea. Il tutto in perfetto stile propagandistico da politica di regime e nell’indifferenza generale di chi sostiene un esecutivo alla palese mercé dei poteri forti dei banchieri di Bruxelles e Francoforte. Con questo non si vuole incentivare nessuno a evadere o eludere il fisco esportando soldi illegalmente in paradisi fiscali, ma solo a fornire alcuni consigli utili e pratici al piccolo risparmiatore, quello che solitamente paga sempre il conto più salato, spesso ignaro delle possibili e lecite alternative per alleviare il peso delle tasse sui redditi da capitale che Renzi si appresta a introdurre con l’innalzamento del 30% dell’imposta sui guadagni di borsa e sugli interessi degli strumenti finanziari.

 

Come diventare investitore lordista

 

lussemburgo

Come abbiamo visto in un precedente articolo, una delle alternative perseguibili dagli obbligazionisti per non farsi bastonare dal fisco italiano è quella di valutare attentamente investimenti in titoli di stato appartenenti ai paesi “white list”, per i quali rimane e rimarrà in vigore il prelievo del 12,50% sugli interessi maturati, al pari di BOT e BTP.

Diversamente l’investitore più esperto dovrebbe considerare in concreto la possibilità di gestire i propri investimenti quantomeno come “lordista” operando “off shore”, cioè appoggiandosi a banche all’estero. Per le società, come abbiamo visto, l’eden è rappresentato dal Lussemburgo, ma per le persone fisiche, il paese principe è la Svizzera, anche per via della riservatezza. Una scelta non facile, quella di portare i soldi all’estero, ma che ultimamente si sta rivelando come unica possibile soluzione anche per motivi non propriamente legati alle imposte sul risparmio. Molti imprenditori e risparmiatori sono ormai esausti dalle propagande asfissianti sui controlli bancari e fiscali da “grande fratello” al limite della privacy. E’ una questione di tranquillità, sostiene il mondo imprenditoriale. La legge non vieta di esportare capitali all’estero depositandoli in banche straniere, solo occorre dichiararlo, come del resto si fa quando si passa una dogana per andare in vacanza fuori dall’Italia. Il problema più grosso da affrontare è la lingua e la conoscenza della legislazione del posto, ma è bene sapere che i funzionari di tutte le banche straniere parlano correntemente l’inglese e, a volte, anche l’italiano. Le più grosse banche svizzere, ad esempio, annoverano fra i loro dipendenti impiegati che parlano tutte le lingue del mondo.

 

Ma quali sono in concreto i vantaggi di andare off shore per un piccolo investitore?

 

tasse

Per un obbligazionista, in un momento i tassi d’interesse sono al lumicino e l’imposizione fiscale sulle rendite finanziarie aumenta a dismisura, diventa estremamente sconveniente supportare il rischio d’investimento. Come fare allora? Escludendo la possibilità di trasferirsi in un paradiso fiscale, resta la magra soluzione di versare le imposte il più tardi possibile. Partendo dal fatto che la legge italiana non permette ai residenti di optare per il “regime dichiarativo” in tema di liquidazione di interessi (di fatto il prelievo fiscale viene effettuato dalla banca al momento dello stacco delle cedole obbligazionarie), l’unica via per poterne disporre pienamente durante l’anno  è quella di andare fuori dai confini nazionali.

[fumettoforumright]In questo modo l’investitore non sarà più soggetto al prelievo alla fonte delle imposte sugli interessi (nettista), ma diventa automaticamente lordista,  in quanto la banca straniera non può agire da sostituto d’imposta per i clienti non residenti. L’investitore dovrà solo presentare apposita dichiarazione dei redditi da capitale in base alla quale verranno poi applicate le imposte sugli interessi percepiti. In linea di principio non cambia nulla, poiché la tassazione sarà uguale e applicata secondo il principio di residenza. Ma, allora –si dirà – dove sta il vantaggio? Il vantaggio sta nel tempo che si guadagna. E, se è vero che il tempo è denaro, ecco trovata una via per alleviare il peso del balzello sulle rendite finanziarie.

 

Regime dichiarativo all’estero per guadagnare tempo (e denaro)

 

Quadro RW

Facciamo un esempio pratico per capire meglio. 100.000 euro di obbligazioni ENI 5% 2021 depositate presso una banca italiana danno diritto a una cedola di 5.000 euro all’anno. Questa – secondo la nuova tassazione al 26%, come progetta il governo Renzi – verrebbe decurtata immediatamente di 1.300 euro a titolo d’imposta. La stessa obbligazione, depositata presso una banca estera da un investitore italiano in “regime dichiarativo”, darebbe diritto a percepire interamente i 5.000 euro di cedola. Solo l’anno successivo il risparmiatore verserà al fisco italiano i 1.300 euro dovuti a titolo d’imposta, magari anche a rate. Soldi che nel frattempo rimarranno nella piena disponibilità del risparmiatore che li potrà utilizzare per altri scopi. Su piccole somme, il gioco non vale la candela, ma sui grandi numeri è più che evidente il vantaggio economico. E infatti i grandi investitori si muovono proprio così, al di fuori dei confini nazionali, nel pieno rispetto degli obblighi dichiarativi.

Ovviamente, anche le altre imposte trattenute alla fonte dalle banche italiane (capital gain, bollo su deposito titoli, ecc.) dovranno poi essere versate dal contribuente al fisco, ma sempre a posteriori. Guadagnare tempo diventerà quindi più importante per salvaguardare i propri interessi di fronte a un fisco sempre più vorace nei confronti di chi cerca di difendere i propri sudati risparmi.

Mirco Galbusera

Laureato in Scienze Politiche è giornalista dal 1998 e si occupa prevalentemente di tematiche economiche, finanziarie, sociali

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