Tornano gli attacchi del governo greco all’indirizzo dell’Eurozona. Ieri, alla TV Mega, il ministro dell’Economia, Yanis Stournaras, ha espresso disappunto per la politica seguita dalla BCE, arrivando ad affermare che il governatore Mario Draghi starebbe togliendo il respiro al governo della Grecia. Il riferimento è alla sopravvivenza finanziaria delle banche elleniche, che dipende dagli aiuti erogati da Francoforte, ma che Draghi ha deciso di non erogare illimitatamente, perché finirebbero semplicemente per tradursi in un finanziamento indiretto al governo.
Il ministro ha parlato del suo incontro con Draghi, avvenuto lo scorso lunedì, spiegando che il governatore gli avrebbe chiarito preoccupato che il governo tedesco aveva perso fiducia verso di lui. Varoufakis sostiene di avergli risposto con un laconico “la fiducia di Berlino non ce l’ho mai avuta, sono un ministro della sinistra radicale”.
APPROFONDISCI – Grecia, le banche si preparano all’uscita dall’euro. Scontro tra Schaeuble e Varoufakis E sempre il ministro greco ha annunciato che da oggi saranno ad Atene i funzionari della
Troika (UE, BCE e FMI), ma ha rassicurato che saranno sistemati in albergo, dove saranno loro portati i documenti che richiedono per verificare lo stato dei conti pubblici della Grecia. Ieri, il ministro della Giustizia aveva minacciato il sequestro dei beni dei cittadini tedeschi sul territorio greco, in virtù di una sentenza dell’Alta Corte di Atene del 2000, secondo la quale il paese avrebbe diritto, in assenza di un accordo con la Germania, a impossessarsi dei beni immobiliari tedeschi come risarcimento per i danni subiti durante la Seconda Guerra Mondiale dall’occupazione nazista. Il governo tedesco ha immediatamente risposto picche.
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Preoccupa l’escalation di toni tra Grecia e il resto dell’Eurozona, Germania inclusa.
Di questo passo, molto difficilmente Draghi allenterà i cordoni della borsa. La posizione della BCE è determinante per 4 ragioni: 1) fissa i limiti dell’
ELA (
“Emergency Liquidity Assistance”), il piano che consente alla Banca di Grecia di erogare la liquidità di emergenza alle banche elleniche, le quali non possono più accedere alle aste settimanali della BCE, non essendo più accettato come collaterale di garanzia i titoli di stato greci. Francoforte ha già alzato a 68,8 miliardi il tetto massimo erogabile, ma domani potrebbe mantenerlo invariato, alla luce delle dichiarazioni ostili di Atene e alla sua scarsa cooperazione con l’Eurogruppo;
APPROFONDISCI – Grecia, che succede alle banche? La BCE concede altri 5 miliardi di prestiti di emergenza 2) ha il potere di innalzare o meno il tetto dei 15 miliardi di euro di T-bills, i titoli a breve scadenza e senza cedola, che la Grecia può emettere per rifinanziarsi sul mercato e che ha già raggiunto a fine 2014. Pertanto, alle condizioni attuali, il
governo Tsipras potrà semplicemente collocare nuovi titoli per lo stesso importo di quelli in scadenza; 3) può decidere o no di inserire i titoli di stato greci tra i bond acquistabili con il
“quantitative easing”, allentando così fortemente la pressione su di loro. Draghi ha già chiarito che ciò avverrebbe non prima di luglio e subordinatamente al raggiungimento di un accordo tra Grecia e creditori pubblici sulle riforme e il risanamento dei conti pubblici; 4) l’istituto è uno dei tre creditori pubblici di Atene e il suo parere può essere determinante in qualsiasi momento per sbloccare l’impasse tra le parti, dato che i governi europei si mostrano sempre più diffidenti verso Tsipras e l’FMI non avrebbe intenzione di varare nuovi aiuti senza garanzie concrete. Insomma, l’attacco del governo greco alla BCE è autolesionista, specie perché il mercato sta iniziando davvero a perdere la pazienza, con i
rendimenti decennali dei bond saliti già intorno al 10,8%, circa 400 punti base in meno dei triennali, a conferma che la curva dei tassi si è invertita più o meno stabilmente e che lo scenario di un default appare alquanto probabile.
Di Draghi Atene ha più bisogno che mai.
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