Pagamenti in contanti: gli strumenti del Fisco per scovarli

Quali sono gli strumenti del Fisco per scoprire se qualcuno viola la normativa sulla tracciabilità dei pagamenti infrangendo il limite di pagamento massimo di 1000 euro?
10 anni fa
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E’ ormai dal 2012 che non è più possibile effettuare pagamenti in contanti per importi superiori ai 999,99 euro; dai 1000 euro in poi, infatti, scatta l’obbligo di utilizzare metodi di pagamento tracciabile quali assegno bancario non trasferibile, bancomat, assegno circolare, carta di credito o bonifico. In realtà che strumenti ha il Fisco per scoprire se qualcuno viola o meno la norma sulla tracciabilità del denaro contante? Il Fisco ha a sua disposizione diversi strumenti per tenere sotto controllo lo spostamento di denaro contante, il primo fra tutti sicuramente lo spesometro che misura le spese sostenute da ogni contribuente confrontandole poi con le sue effettive entrate attraverso la dichiarazione dei redditi.

Sullo stesso meccanismo si basa il redditometro. Entrambi li strumenti consento di prevedere quanto un contribuente possa spendere in base alle sue entrate e se risultano per un contribuente spese troppo alte rispetto alle sue entrate scattano gli accertamenti. In questi casi se un contribuente spende una cifra troppo alta rispetto al suo tenore di vita, dovrà dimostrare da dove gli provengono i redditi in questione e nel caso si tratti di redditi esenti o già tassati dimostrare da chi ha percepito tali somme che gli consentono un tenore di vita superiore alle sue possibilità. Se dai controlli non risulteranno movimentazioni bancarie il contribuente si troverà nella scomoda situazione di dover scegliere se ammettere l’evasione fiscale subendone la condanna o subire la condanna per aver violato la normativa sulla tracciabilità del denaro contante. L’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza, infatti, possono acquisire i dati e le notizie sulla situazione finanziaria di qualsiasi contribuente attraverso le banche con gli accessi in banca a loro consentiti. Con la nascita dell’Anagrafe dei conti correnti infatti c’è l’obbligo per tutte le banche di comunicare tutti gli importi e i movimenti che hanno interessato i conti correnti all’anagrafe tributaria.
In questo modo il Fisco tiene sotto controllo non solo i pagamenti ma anche tutti gli spostamenti di denaro.

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