Unioni civili conviventi: diritti e doveri per le coppie non sposate

Il ddl Cirinnà non riguarda soltanto le coppie omosessuali ma tutti i conviventi non sposati con legame di coppia.
9 anni fa
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Il ddl Cirinnà sulle Unioni Civili, di cui tanto si sta parlando nell’ultimo periodo, da molti è visto come il disegno di legge per i diritti degli omosessuali. Ma non è così, poichè il disegno di legge, diviso  in 3 diversi capitoli, enumera i diritti e doveri sia di coppie omosessuali che di quelle eterosessuali conviventi.   Il primo capitolo del ddl riguarda le unioni civili ed in questo caso riguarda soltanto le coppie omosessuali, ma gli altri due capitoli, dedicati a contratti di convivenza e convivenza tout court riguardano sia le coppie omosessuali che quelle etero.

Gli effetti e le ricadute del ddl Cirinnà, quindi, saranno sulla vita di tutti i conviventi, indipendentemente dall’orientamento sessuale. [tweet_box design=”box_09″ float=”none”]il DDL Cirinnà non riguarda solo le coppie omosessuali, ma tutti i conviventi.[/tweet_box]

Conviventi in Italia

I conviventi in Italia non hanno, oggi, alcuna tutela e, anzi, di fronte alla legge sono invisibili. Se uno dei due è malato l’altro non può assisterlo in ospedale e non può prendere decisioni sulla sua salute. Se un partner è in carcere l’altro non può liberamente fargli visita così come, in caso di morte di uno dei due, l’altro potrebbe essere cacciato dalla casa dai parenti del deceduto. Anche se ad oggi i conventi possono usare gli escamotage forniti dal testamento o della nomina preventiva dell’altro come amministratore di sostegno, agli occhi della legge non esistono come familiari.  

Ddl Cirinnà: cosa prevede?

Il ddl Cirinnà si prefigge di eliminare proprio queste discriminazioni prevedendo che due persone che vivono insieme sotto lo stesso tetto con un legame di coppia, possano avere gli stessi diritti/doveri delle coppie sposate. E così i conviventi avrebbero gli stessi diritti delle coppie sposate per le visite in carcere, per l’assistenza in caso di ricovero e, in caso di morte di uno dei due, l’altro potrebbe rimanere a vivere nella casa familiare per un periodo compreso tra 2 e 5 anni (nell’articolo 13 del ddl è specificato però che la convivenza deve aver superato i 24 mesi).

  Non solo diritti ma anche doveri simili a quelli delle coppie sposate: in caso di rottura della coppia si potrà avere diritto al risarcimento dei danni e il partner economicamente più debole avrà diritto all’assegno di mantenimento, come avviene per le coppie sposate, che sarà calcolato sulla durata della convivenza.   Questo ddl, però, rischia di comprimere la libertà di chi non vuole impgnarsi per libera scelta non lasciando la possibilità di convivere senza avere diritti e doveri. Se da una parte, quindi, il ddl cerca di eliminare discriminazioni garantendo anche a chi non può sposarsi gli stessi diritti delle coppie sposate, dall’altra imporrebbe automaticamente e senza possibilità di scelta diritti e doveri anche a chi non vuole prenderli.  

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