In due precedenti articoli, vi abbiamo spiegato cosa sono i contratti di opzione e, in particolare, vi abbiamo fornito i dettagli sulle opzioni put. Oggi, invece, è il turno delle opzioni call, che assegnano al titolare la facoltà, ma non l’obbligo, dietro il pagamento di un premio, di acquistare un’attività finanziaria sottostante (titoli, indici, valute, etc.) a un dato prezzo (“strike price”) e a una certa data. Se tali contratti possono essere esercitati anche prima della data fissata, siamo in presenza di opzioni cosiddette “americane”, altrimenti saranno del tipo europeo.
Esempio pratico
Tizio acquista da Caio un’opzione call, che gli assegna la facoltà di acquistare a distanza di 90 giorni 1.000 azioni a un prezzo cadauna di 10 euro, versando un premio di 0,50 euro per azione. Evidentemente, Tizio si aspetta che i titoli sottostanti salgano di prezzo in questi 3 mesi e che alla scadenza valgano sul mercato secondario almeno 50 centesimi in più (prezzo del premio) del valore concordato. Supponiamo, che alla data pattuita, il prezzo risulti sul mercato pari a 11,20 euro. Tizio esercita l’opzione, perché spendendo 10.000 euro (1.000 azioni x 10 euro) si porta a casa un pacchetto, che potrebbe cedere all’istante per 11.200 euro (11,20 euro x 1.000 azioni), realizzando un margine di 1.200 euro, dal quale bisogna detrarre il costo del premio, pari a 500 euro (0,50 euro x 1.000 azioni), ottenendo un profitto di 700 euro, al lordo delle imposte.