Crisi lavoro in Italia: cosa dicono realmente i numeri sotto il governo Renzi

Il mercato del lavoro sotto il governo Renzi: dati a confronto per capirci qualcosa di più.
8 anni fa
2 minuti di lettura

Hanno scatenato parecchie polemiche i dati di ieri dell’Istat, che per il governo Renzi confermerebbero la ripresa del mercato del lavoro in Italia, mentre per le opposizioni segnalerebbero l’esatto contrario. A luglio, il tasso di disoccupazione è sceso all’11,4% dall’11,5% di giugno. La lieve flessione, però, è stata accompagnata sia dal calo degli occupati di 63.000 unità, sia dall’aumento del numero degli inattivi di 53.00 unità.

Cosa significa? Un disoccupato è conteggiato come tale, se cerca attivamente lavoro e non lo trova.

Poniamo che una donna non abbia alcuna occupazione e si limiti a fare la casalinga, senza iscriversi alle liste di collocamento e senza impegnarsi seriamente a cercare un impiego, perché tanto è convinta di non poterlo trovare. Si tratta del famoso fenomeno degli “scoraggiati”, ovvero di coloro che rinunciano a priori a cercare lavoro, perché sono sfiduciati.

Jobs Act ha fatto bene?

Ebbene, gli scoraggiati non sono tecnicamente disoccupati, per cui la valutazione del mercato del lavoro e del suo stato di salute deve essere effettuata con un’analisi più ampia dei dati. Il governo Renzi rivendica i successi su questo versante, grazie al suo Jobs Act, che avrebbe stimolato le assunzioni a tempo indeterminato, anche se riconosce che serva fare di più.

Poiché i numeri non sono né di destra, né di sinistra, vediamo quale sia ad oggi la situazione evolutasi sotto l’attuale esecutivo, rispetto a quella che si è trovata in eredità quest’ultimo, quando entrò in funzione nel febbraio del 2014. In quel mese, l’ultimo del governo Letta, il tasso di disoccupazione era del 13%, record storico dall’inizio delle rilevazioni Istat dal 1977. Due mesi fa, come detto, risultava sceso all’11,4%.

In valore assoluto, erano alla ricerca di un posto di lavoro 3,3 milioni di persone due anni e mezzo fa, mentre a luglio erano 2,944 milioni. Il calo è stato, quindi, di poco più di circa 360.000 unità.

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

Lascia un commento

Your email address will not be published.

Articolo precedente

Registro Pubblico delle Opposizioni: ecco come tutelarsi dalle vendite telefoniche

Articolo seguente

Rate Equitalia: se pagate in ritardo non fanno decadere la rateazione