Reddito di cittadinanza, test in Finlandia: pagati per non fare niente, funzionerà?

Il reddito di cittadinanza in Finlandia inizia ad essere sperimentato, ma quali risultati fornirà?
8 anni fa
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Il premier Juha Sipila può essere considerato il Silvio Berlusconi di Finlandia, ma oggi come oggi anche come il Donald Trump negli USA. Da imprenditore, l’uomo è diventato premier del paese scandinavo nel maggio dello scorso anno, ponendosi a capo di un governo di centro-destra. Uno dei suoi crucci è la riforma dell’assistenza sociale, che concili due esigenze apparentemente contrapposte: la sburocratizzazione dell’apparato statale e il mantenimento dei livelli di welfare state. Come? Attraverso il reddito di cittadinanza, come lo chiameremmo in Italia di questi tempi, che qui prende il nome di “reddito di base” dall’inglese “basic income”.

Per questo, sta per iniziare un esperimento, che vedrà coinvolte 2.000 famiglie con almeno un disoccupato, non importa a quale categoria lavorativa di appartenenza. I beneficiari sono stati estratti a sorte nella cittadina di Oulu, che si trova al centro esatto della Finlandia. Riceveranno un assegno ogni mese senza alcuna condizione e senza gravami burocratici. Entro certi limiti, potranno anche guadagnare qualcosa extra. (Leggi anche: Rivoluzione in Finlandia: 800 euro a testa, ma fine dell’assistenza sociale)

Obiettivo: ridurre l’apparato pubblico

L’obiettivo del programma della durata biennale è di verificare cosa accade a un individuo, se è consapevole di poter contare di un reddito basilare, che lavori o meno. Cercherà lavoro? Frequenterà corsi professionali o di studio? Si adagerà?

Se l’esperimento portasse alla conclusione, che un reddito di cittadinanza non avrebbe alcun effetto disincentivante sul lavoro, Sipila lo estenderebbe – almeno queste sarebbero le sue intenzioni – a tutti i cittadini finlandesi, puntando a sostituire servizi pubblici con il cash, ovvero lo stato non ti garantisce più scuola, sanità e altri servizi essenziali, ma ti fornisce direttamente il denaro per pagartelo da solo. In questo modo, l’assistenza sociale sarebbe conservata, ma i servizi pubblici funzionerebbero secondo meccanismi di mercato a tutti gli effetti, quindi, sarebbero efficienti.

 

 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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