Dopo la novità sul congedo mestruale non stupisce pensare che, a breve, nei colloqui di lavoro le donne si sentiranno chiedere se hanno mestruazioni dolorose. La novità legislativa infatti, proposta per tutelare le lavoratrici che soffrono di dismenorrea, rischia di portare ad una diseguaglianza di genere in fase di assunzione, come del resto già avviene per il congedo maternità. “Hai intenzione di fare figli?”, “sei fidanzata o sposata?”: quante donne in età fertile si sentono fare questa domanda? A queste potrebbe quindi, in quest’ottica, aggiungersi quella sulle mestruazioni dolorose e sarebbe un peccato se, a parità di curricula, tra una risorsa uomo e una donna venisse scelta la prima proprio per questo motivo.
Congedo mestruale, perché no
E’ innegabile che la dismenorrea è una patologia di cui soffrono molte donne (tra il 60 e il 90%) e che, quindi, riconoscerla ai fini del congedo, da questo punto di vista è utile. Congedo mestruale si o no quindi? Le stesse lavoratrici potenzialmente interessate si dividono circa l’opportunità di questo permesso speciale per le donne. Tra il fronte contrario la paura è quella di un autogol che porti ad ulteriori discriminazioni: far passare l’idea che il genere femminile abbia più agevolazioni è rischioso. Si fa notare inoltre che la dismenorrea dovrebbe, quando invalidante, essere fatta rientrare nei comuni permessi per malattia, alla stregua delle allergie per esempio. Altrimenti la casistica di permessi speciali rischia di diventare potenzialmente infinita.