Uno dei consiglieri del board della Bundesbank, Carl-Ludwig Thiele, ha comunicato ieri il rimpatrio di 216 tonnellate di oro tedesco nel 2016. Nel dettaglio, 111 tonnellate sono state riportate in Germania dagli USA e altri 105 dalla Francia. Entro quest’anno, altre 91 tonnellate saranno rimpatriate da Parigi, con la conseguenza che non ci sarà più oro tedesco in Francia. Alla fine del 2016, la Bundesbank deteneva presso i suoi forzieri il 47,9% delle 3.378 tonnellate del proprio oro, mentre un altro 36,6% lo possedeva presso la Federal Reserve, il 12,8% alla Bank of England a Londra e il 2,7% presso la Banque de France.
Con tre anni di anticipo, sarà completato nel 2017 il programma di rimpatrio dell’oro, deciso nel 2017 dalla Germania, che ha complessivamente riportato a casa da New York ben 300 tonnellate. Durante la Guerra Fredda, il 98% dei lingotti tedeschi furono spostati all’estero, per evitare che cadessero in mani russe nel caso di invasione dell’Unione Sovietica. (Leggi anche: La Bundesbank si arrende alla Fed: l’oro tedesco non potrà tornare in Germania)
Sfiducia dei tedeschi verso gli alleati?
Tra il 1998 e il 2001, 931 tonnellate furono restituite da Londra a Francoforte, mentre con l’ultimo piano saranno 583 le tonnellate rimpatriate entro quest’anno. Quando il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, diede l’annuncio quattro anni fa, il mondo economico e finanziario ritenne che fosse il segnale di una sfiducia della Germania verso i propri alleati, in particolare, dell’Eurozona.
La Bundesbank è la seconda banca centrale al mondo per quantità di oro detenuta, dietro solo alla Federal Reserve e seguita dalla Banca d’Italia. Con lo sgretolamento nel 1971 del sistema monetario di Bretton Woods, ovvero il “dollar gold standard”, la forza di una valuta non è più basata sull’oro, anche se il metallo continua a segnalare la capacità delle riserve di un istituto di emissione.