Tagliare le tasse, ma alzando l’IVA e facendo nuovi debiti: il piano Gentiloni

Il taglio delle tasse voluto dal governo Gentiloni avverrebbe alzando l'IVA e usufruendo di nuova flessibilità fiscale. Dopo la politica dei bonus, quella dello spostamento di tasse.
8 anni fa
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Intervenendo alla trasmissione domenicale su Rai Uno, condotta da Pippo Baudo, un “calmo” premier Paolo Gentiloni ha difeso il suo governo dagli eventi tellurici di questi giorni, che stanno travolgendo la figura del predecessore Matteo Renzi, il cui padre è stato tirato in ballo per un presunto giro di mazzette, derublicandoli a “storielle di corruzione”. Ha sentito l’esigenza, però, di esternare la volontà di dare all’esecutivo una scossa riformatrice, di creare un’agenda delle riforme, che punti al taglio delle tasse.

In ballo ci sarebbe una decina di miliardi, da destinare alla riduzione del cuneo fiscale, ovvero all’abbattimento della pressione fiscale sui redditi da lavoro.

Il premier ha parlato della necessità di usufruire maggiore “flessibilità” allo scopo, espressione che implica la richiesta da parte dell’Italia alla UE di poter spuntare un deficit più alto. Per essere più chiari, il governo Gentiloni vorrebbe tagliare le tasse in deficit. Nei giorni scorsi, il ministro allo Sviluppo, Carlo Calenda, aveva preso le distanze dalla politica dei bonus del precedente esecutivo, tacciandola di essere una “scorciatoia”, non in grado di creare crescita. (Leggi anche: Governo Gentiloni volta le spalle ai bonus di Renzi)

UE: spostare tasse da lavoro a consumi

L’alternativa sarebbe, quindi, il taglio del cuneo fiscale a debito? Se due indizi iniziano a fare una prova, l’esito di uno studio della Commissione UE realizzato sull’Italia potrebbe farci capire meglio quanto potrebbe accadere nei prossimi mesi. Bruxelles spiega, che alzando l’IVA sui beni primari dal 10% al 13% e utilizzando il maggiore gettito fiscale per abbattere la pressione fiscale sul lavoro, farebbe crescere del 3% il reddito disponibile delle fasce medio-basse della popolazione. Lo studio prende in esame anche l’innalzamento dell’IVA dal 22% al 24%, contemplato nelle clausole di salvaguardia, che scatterebbero dall’anno prossimo, ma raccomanda di agire più che altro sull’IVA più bassa, in modo da tagliare le agevolazioni fiscali.

Come si metterebbe insieme l’esigenza del governo italiano di ridurre il carico fiscale sui redditi da lavoro e quello della UE di ottenere una riduzione del nostro deficit pubblico? Per ragioni di realismo politico (le ennesime), Bruxelles e Roma potrebbero incontrarsi a metà strada: l’Italia otterrebbe il taglio del cuneo fiscale in deficit per un massimo di 10 miliardi, ma in cambio dovrebbe mettere mano a un super-manovra da 20 miliardi a copertura delle clausole di salvaguardia. Poiché l’importo sarebbe rilevante e di tagli alla spesa pubblica in un periodo pre-elettorale risulterebbe difficile farne, il governo lascerebbe probabilmente scattare parte degli aumenti IVA, coprendo solo la differenza. (Leggi anche: Clausole di salvaguardia, se Gentiloni dovrà fare il lavoro sporco)

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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