Approvato in modo definitivo al Senato il disegno di legge sul reddito di inclusione come nuovo strumento unico di contrasto alla povertà. Cosa succederà ora?
Reddito di inclusione: tempi e modalità
Il Governo ha sei mesi di tempo per adottare i decreti legislativi volti all’introduzione del reddito di inclusione. Vediamo quindi che cosa cambierà e in che cosa consiste il nuovo assegno, ovvero quali sono i requisiti, i beneficiari e gli importi del reddito di inclusione attivo.
Sostanzialmente i requisiti per il riconoscimento del sussidio alla povertà 2017 sono due: da un lato il tetto Isee e dall’altro l’adesione ad un progetto personalizzato di inclusione.
Si attendono conferme circa l’importo e le modalità di accredito dello stesso (probabilmente una carta prepagata): verosimilmente, almeno in questa prima fase, la cifra sarà la stessa di quella prevista per l’attuale sostegno per l’inclusione attiva (quindi non più di 400 euro al mese). Tuttavia è previsto un graduale incremento e anche l’estensione della platea dei beneficiari a partire dai nuclei familiari con figli minori o disabili, donne in stato di gravidanza e disoccupati over 55 anni. Confermato anche il requisito di residenza di durata minima.
I decreti confermeranno anche la durata del beneficio, che è limitata nel tempo ma con possibile rinnovo previa verifica della persistenza dei requisiti.
Sostegno povertà: quali misure confluiranno nel reddito di inclusione?
La delega stabilisce che alcune prestazioni assistenziali saranno inglobate nel reddito di inclusione: il riferimento è soprattutto all’attuale SIA, alla Carta Acquisti ordinaria (non appena la misura coprirà le fasce di popolazione interessate, come precisa la delega) e, verosimilmente, anche all’Asdi. Restano immutate e non coinvolte nell’assorbimento le pensioni ai superstiti e altre prestazioni assistenziali per anziani (come ad esempio l’assegno sociale)