Anche se per molti è un gesto scherzoso o affettuoso, anche se per molti uomini è considerato come un complimento, la legge qualifica la pacca sul sedere come reato di violenza sessuale.
Lo afferma, per ricordarlo, una recente sentenza della Corte di Cassazione, la numero 15245 del 28 marzo 2017, poichè il sedere di una donna resta una zona erogena così come ogni parte intima del suo corpo. Le parti intime del corpo non possono essere sfiorate se non si vuole incorrere in un reato di violenza sessuale.
Secondo la Suprema Corte il gesto della pacca sul sedere è sufficiente per far scattare il reato di violenza sessuale a prescindere dal tempo che la mano si è trattenuta sulle natiche in questione. Secondo i giudici, però, quello che conta è la natura sessuale del comportamento volontario senza il consenso della vittima.
La pacca sul sedere, in altri termini per essere considerata violenza sessuale deve essere volontaria e non senza il preciso intento di volerlo fare (come ad esempio può avvenire a causa di uno spintone). Con la pacca sulle natiche, quindi, è una concreta intrusione nella sfera sessuale della vittima. Nella violenza sessuale, quindi, rientrano tutti gli atti che compromettono la libera determinazione della sessualità del soggetto passivo con l’invasione della sfera sessuale con un corpo a corpo che riguarda le parti anatomiche erogene.
Per configurarsi la violenza sessuale, tra l’altro, basta la volontà di invasione della sfera sessuale al di là delle intenzioni di chi compie l’atto stesso.