Lavoro a turni, quanto incide sulla salute, il dipendente è tutelato?

Lavoro a turni, quanto incide sulla salute, sulle energie psico-fisiche del lavoratore? Il dipendente è tutelato dalla normativa vigente?
8 anni fa
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Lavoro a turni, due ricerche hanno dimostrato che bisogna dormire per vivere meglio, migliorando anche il rapporto con gli altri. Spiegano come la stanchezza (notti in bianco) fa stare sempre in tensione e fa perdere gli amici.
Le due ricerche:

  • la prima arriva da Karplinska Istitute di Stoccolma, evidenzia, che è del 21% la voglia di avere rapporti con una persona che si dimostra poco attento e stanco;
  • la seconda ricerca è stato pubblicato dalla University of California di Berkeley, ha indagato l’effetto dell’insonnia sul cervello. La ricerca ha dimostrato che la mancanza di sonno rende iperattiva l’amigdala, il centro cerebrale della paura, questo rende il soggetto meno capace ad interpretare espressioni facciali, assente, colpa dell’insonnia.

Vediamo i lavoratori a turni, che spesso passano notti in bianco, quanto questo incide sulla salute e come sono tutelati.

Lavoro a turni e problemi di salute

Tanti i lavoratori a turni, in Europa circa un lavoratore su cinque ha un lavoro a turni.
I lavoratori se paragonati con le tipiche 8 ore diurne, con il lavoro a turni, risulta che quelli a turni hanno un maggiore rischio di problemi di salute, tra questi gli operatori sanitari.
Il lavoro a turni, soprattutto se comprende turni notturni, rappresenta una condizione di stress per l’organismo. Sconvolge il normale ritmo del ciclo sonno-veglia, questo porta a cambiamenti delle normali funzioni biologiche, ad esempio: stanchezza, svogliatezza, apatia. Seguiti a lungo andare da disturbi comuni:

  • disturbi del sonno;
  • problemi digestivi;
  • stress;
  • aumento di peso.
  • malattie dell’apparato gastroenterico;
  • effetti sulla sfera psicoaffettiva;
  •  malattie cardiovascolari.

Lavoro a turni, i lavoratori vengono tutelati?

Nel tempo sono state introdotte molte norme a tutela del lavoratore notturno, oltre da una maggiorazione delle spettanze retributive.

Per lavoro periodo notturno si intende l’intervallo di sette ore consecutive che ricomprendono l’arco temporale intercorrente tra le ore 24 e le 5 del mattino.

Lavoratore notturno è colui che svolge la propria attività durante il periodo notturno:

  • lavoro notturno orizzontale: · per almeno tre ore al giorno in modo abituale e continuativo;
  • lavoro notturno verticale: per almeno tre ore per almeno 80 giorni lavorativi nell’arco di un anno.

Discipline particolari, sono previste per particolari categorie di lavoratori, tra cui i dirigenti, il personale viaggiante dei settori relativi al trasporto stradale, ferroviario, aereo, marittimo e gli altri lavoratori che, in buona sostanza, dispongono del potere di determinazione autonoma del proprio tempo di lavoro.

Lavoro a turni: divieti e limitazioni

Tutti i lavoratori hanno, in generale, l’obbligo di prestare il lavoro notturno, se richiesto, a meno che non ne sia accertata l’inidoneità attraverso le competenti strutture sanitarie pubbliche.
L’orario di lavoro giornaliero svolto non può superare le otto ore di media nell’arco delle 24 ore che decorrono dall’inizio della effettiva prestazione. L’orario può essere calcolato ance con media settimanale.
Non possono effettuare lavoro notturno:

  • le donne, dalle ore 24 alle ore 6, nel periodo che intercorre tra l’accertamento dello stato di gravidanza e il compimento di un anno di età del bambino;
  • i minori, per un periodo di almeno 12 ore consecutive comprendente l’intervallo tra le ore 22 e le 6 o tra le ore 23 e le 7;
  • le lavoratrici madri, o, in alternativa, i padri di bambini di età inferiore a tre anni;
  • i genitori unici affidatari di minori di anni 12;
  • i lavoratori che hanno a carico disabili ex L. 104/92. In questi casi il lavoratore che ne ha facoltà deve esprimere il proprio dissenso in forma scritta almeno 24 ore prima dell’inizio della prestazione richiesta.

Ulteriori esclusioni dal lavoro notturno, può essere previsto nei contratti collettivi, in aggiunta alla legge già esistente.

Tutela del lavoratore e sorveglianza sanitaria

Il lavoratore è tutelato dalla legge.

Il datore di lavoro che intende avvalersi per la prima volta di prestazioni di lavoro notturno, ha l’obbligo di consultare le rappresentanze sindacali aziendali o, in mancanza di queste, le organizzazioni territoriali dei lavoratori maggiormente rappresentative. La consultazione va effettuata e conclusa entro sette giorni. L’inosservanza dell’obbligo di consultazione preventiva rappresenta una fattispecie riconducibile all’area della condotta antisindacale.
Il datore di lavoro a sue spese, deve sottoporre i lavoratori notturni ad una serie di controlli preventivi e periodici con cadenza biennale, finalizzati alla capacità del lavoratore di svolgere lavoro notturno.

Punibile con l’arresto il datore di lavoro che non effettua i controlli sanitari

Se il datore di lavoro non adempie agli obblighi di controllo preventivo e periodico è punito con la sanzione dell’arresto da tre a sei mesi o con l’ammenda da euro 1.549,00 a euro 4.131,00.
I lavoratori, come disposto dalla normativa in materia di sorveglianza sanitaria, devono essere dotati di servizi o mezzi di prevenzione e protezione adeguati ed equivalenti a quelli previsti per il turno diurno, oltre che di eventuali dispositivi specifici per le lavorazioni notturne che comportino rischi particolari.
Qualora dalle indagini eseguite, il lavoratore dovesse risultare non idoneo al lavoro notturno, deve essere trasferito al lavoro diurno.
Qualora questo non fosse possibile, il datore di lavoro può licenziare il dipendente per giustificato motivo oggettivo.

Lavoro notturno = lavoro usurante

Il lavoro notturno a turni interi o parziali, comporta una maggiore usura delle energie psico-fisiche del lavoratore. Ed è per questo che il legislatore è intervenuto introducendo l’acceso alla pensione agevolato per questa categoria di lavoratori.

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